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Visualizzazione dei post da 2024

Inutilmente

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Che non c’è tempo che cancelli un male senza ragione un male dato di fretta un male sporco Che non c’è volto capace di nascondersi anche se ha gettato il pugnale nel buco più profondo nel cuore della notte nel fango del suo vivere Che non c’è tempo che cancelli i gesti perfidi le labbra sottili che non hanno parole da condividere gli occhi che fingono le mani che rubano Che non c’è vita in certe anime morte anche quando credono di essere uscite indenni dallo scampato pericolo di mostrarsi sincere di avere ancora occasioni da spendere  

B'Day

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  Dice il motivatore che essere felice non significa che tutto intorno è perfetto, che semplicemente hai deciso di non soffermarti sulle imperfezioni. Ora, si sa come la penso sui motivatori in genere, ma in fondo anche io ho speso la vita a scrivere e insomma, ci sono tanti modi per sbarcare il lunario. Ma questo, accidenti, devo dire che quasi mi trova d’accordo. Quell’atteggiamento, voglio dire, personalmente mi terrorizza, preferirei vedere una scintilla di onestà in certi occhi sfuggenti. Ma riconosco che aiuta a sopravvivere alla meno peggio. Prendi te, per esempio. Cosa c’è mai da festeggiare, oggi? Il tempo che passa, che ti invecchia, ti rende più goffa nell’incedere, più falsa che mai nei sorrisi. Galleggi nella tua banalità, però convinta di avere dentro qualcosa, un talento forse, quanto meno un’anima speciale. Insomma, spegni altre candele della festa su tutto questo mentire agli altri, a te stessa. Farà forse bene anestetizzare i sentimenti, spegnersi con l...

Solitudine beata

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  Un poeta è un cieco ottimista. Il mondo è contro di lui per molte ragioni. Ma il poeta persiste. Lui crede di essere sulla strada giusta, non importa cosa dicono i suoi simili. Nella sua eterna ricerca della verità, il poeta è solo. Cerca di essere senza tempo in una società costruita sul tempo. Jack Kerouac

Nottetempo

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  Così stanotte sei tornato all’improvviso, senza bisogno di festeggiare anniversari, senza preavviso. Sono giorni di sogni continui, da qualche parte ho letto che significa sonno spezzato, tedioso, incattivito. Ma chissà. So solo che ero felice di vederti, e anche tu avevi quel tipo di sorriso, sai quando si dice “l’ho visto proprio contento”. Allora quell’abbraccio ci è venuto naturale, stretto che sembrava vero. Oh, ma dimmi:   quante volte ci eravamo abbracciati così, né padre né figlio, ben altro che amici, semplicemente un unico leggerissimo sentire? Poi le solite cose: quanto tempo, come te la passi, vedi di non sparire così a lungo. E quella domanda: che fai della tua vita? Provo a tenerla accesa, ti ho risposto. Banale, ma mi hai preso in contropiede, stavolta. Poi all’improvviso sei sparito, ma niente luci celesti, solo gente nuova e sconosciuta tutto intorno. I soliti bene informati mi dicono che fa parte del gioco, che non esist...

Ricorrenze

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  Ci fa paura quella parola, ci costa fatica pronunciarla, prendiamo sempre altre strade e anneghiamo il dolore in un bicchiere, in un sogno improvviso. I miei morti sono morti, nemmeno da ieri, e non riesco a immaginarli in qualche cielo, su qualche isola felice mentre osservano rassegnati questo mondo incattivito. I miei morti sono qui, nelle cose che faccio, nelle parole che spendo, nelle persone che incontro e in come le affronto. I miei morti sono io, gli ideali in cui credo, i sorrisi che spendo, le rabbie e le sconfitte. Sono la mia terra e il mio mare, sono l’isola lontana dove vorrei addormentarmi, sono le onde che mi tengono sveglio col loro canto sommesso. I miei morti sono il futuro, le cazzate e i colpi di genio, se arrivano, sono le certezze e i timori, sono quello che mi hanno insegnato. Restano con me, semplicemente, non un giorno dell’anno, non un anno nel tempo. Sempre. I miei morti sono vivi. (mt)

Tutto compreso

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E poi confesso che mi piace tirarmi su molto presto di mattina, indossare questa maschera da beatnik che sopravvive al tempo. Praticare gentilezza, rimpiangere di tanto in tanto certi giri a vuoto ma tutto sommato galleggiare, azzerare ogni forma d’invidia, piantare bandierine su progetti eternamente incompiuti, collezionare foto di cadute e rinascite, appuntamenti mancati col destino. Ma sì confesso che mi piace che la cassiera del market continui a darmi del tu, o la faccia sorpresa del vicino quando gli dico che nei suoi magici irrisolti anni Ottanta ero già militeassolto. È che alla fine sono i dettagli a interrompere la magìa. Un ginocchio che cigola, un passo a vuoto, quel cazzo di gradino calcolato male, l’incertezza di un risveglio. Allora maledico questo tempo e la sua fottutissima fretta Mi domando dove mai dovrà correre dove vuole arrivare e se davvero ha intenzione di arrivarci senza me. Faccio la solita conta di oggetti e capelli smarriti, ...

Cromatismi

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  Eri vestita di giallo. Strano, per te. Ma il passo era quello di sempre. Veloce, scomposto, ciondolante, come fosse schiacciato da pensieri, ma escluderei rimorsi. Tutto sommato l’andamento di chi va dritto per la sua strada e se ne frega se tutte quelle sicurezze tolgono ossigeno, che poi ci pensi col mestiere a ridarlo e dosarlo. Dietro compenso. Eri vestita di giallo e ho pensato che a volte i sogni hanno cromatismi troppo volgari. Gran fortuna svegliarsi finché si può.

Invasori

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  Io dico non voglio guardarli e cambio canale. E invece bisognerebbe star lì con occhi vigili. Perché è nell'ignoranza che si sono fatti grandi e forti. Perché stanno arrivando. Perché sono già qui. E siamo noi che li abbiamo fatti entrare. Voltandoci. Guardando altrove mentre entravano in giardino mentre calpestavano il prato mentre ridevano di noi. (mt)

Mario

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  Stanotte ho sognato Mario. Il vicino della casa dove sono cresciuto, lì davanti al grattacielo, che poi era alto una cosa giusta ma a quei tempi sembrava racchiudere tutto il futuro. Ho sognato Mario sulle scale con la sua canottiera, e non era mai successo, e saranno vent'anni che ha piegato il fazzoletto. Un sogno così strano che appena svegliato mi sono detto ora lo racconto a qualcuno. Ma ho pensato che non c'è più nessuno di quelli che lo conoscevano. Mio padre, mia madre, andati sulla strada che non ha risposte, almeno non per me. Figurarsi mio nonno, l'unico che era proprio suo amico e si chiamava come lui, Mario. Ma ho pensato che ci dibattiamo nella vita, ci affacciamo a ogni finestra, sorridiamo confidenti in favore di obiettivo, ma poi in qualche giro di anni non ci sarà più nessuno a ricordarsi di noi. Continueranno a correre, a sgomitare per emergere senza voltarsi indietro e a noi non resterà nemmeno quel tramonto su...

Un'altra

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  Quando sei un bambino impari che ci sono tre dimensioni. Altezza, larghezza e profondità, come una scatola da scarpe. Più tardi capisci che c’è una quarta dimensione, il tempo. Hmm. Poi alcuni dicono che forse ce ne sono cinque, sei, sette… Stacco dal lavoro, mi faccio una birra al bar. Guardo il bicchiere e mi sento contento Ron Padgett

Le parole

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  Ti sbagli se credi di ingannare la gente usando le parole. E’ inutile addolcirle fare il gesto di togliere il peluzzo al bavero del vicino. Le parole vanno dirette al loro scopo, hanno solo un padrone che è il tuo volto. Le parole entrano dovunque fendono le porte le parole sono di sangue sono cattive le parole bruciano a fuoco e se sei vile ti torcono come un ramo sulla fiamma. Nino Pedretti  

Requiem notturno

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  Non ho messo la testa a posto, non stupitevi. È solo che i miei pusher sono tutti morti. Uno dopo l’altro, nemmeno una riga in cronaca, un trafiletto. Normale, non ce n’è uno che abbia chiuso da guerriero, o da pirata. Se ne sono andati all’ennesimo tagliando, di vecchiaia, normali impiegati degli abissi in cui mi avevano cacciato. Non sono diventato un bravo ragazzo, tranquillizzate le vostre figliole, che si incamminano sulla retta via sognando giardini nascosti in cui combattere la noia. Non tiro più tardi la notte, non reggo più l’alcool e meno che mai le compagnie monotone, e verso mezzanotte - un po’ come quell’arrivista di Cinderella - mi ritrovo con zucca e topolini e attacchi di inarrestabile sonnolenza. E sappiatelo, voi che siete così sicuri di avermi tirato dalla vostra parte, che se cammino sul sentiero dei saggi, - e non ancora sulle acque, ma vedrete che prima o poi ci arrivo -, è solo perché i miei pusher sono tutti morti, uno dopo l’...

Abitudini

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  Non serve abbassare lo sguardo, evitare di cadere negli occhi di chi sa quel che vali, fingere di avere qualcosa di urgente da fare. O forse sì, in qualche modo. Aiuta a nascondere quello che sei, il niente che hai costruito, il fango in cui ti dibatti. Aiuta a darsi una ripulita lasciando poche tracce dello sporco dell’anima. Ecco, è così che si riparte per il prossimo inganno. (mt)   (foto di Paolo Domesi)

Oh Pà!

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  Io ci vengo sempre, qui. Anche adesso che so che non arriverai, ma in qualche modo arrivi sempre. Sorrido pensando a certi piccoli dettagli, ai numeri che scorrono e ricorrono: che oggi sarebbero novantatré, che te ne sei andato da sedici, che ormai anche io sono arrivato a sessantaquattro. Qualche giorno fa intervistavo uno della mia generazione, che ha passato una vita sui campi di pallone e scherzando mi ha detto “anche tu come me: stiamo giocando il girone di ritorno”. Ho pensato che in fondo la vita si può raccontare con immagini semplici. Che vale la pena giocarsela fino in fondo, provando a fare classifica. Non è cambiato granché, nel nostro posto magico. Si respira ancora solidarietà, in fondo ci si sente su un’isola perché fuori sentirsi “sociali”, coinvolti, anche solo compassionevoli è diventato un lusso. Ormai il presepe resta tutto l’anno, smontarlo e rimontarlo ogni volta sarebbe una fatica inutile, tanto le solite fonti ben informate ci dicono che arriverà un ...

Mutamenti

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  Allora procedi. Riprendi in mano qualche classico, non importa se ha fatto il suo tempo. Riascolta Chet e le sue imperfezioni. Cammina di sera, meglio ancora se sconfina nella notte. Non cercare il controllo delle parole, insomma se ti va dì pure qualcosa di nuovo, di tanto in tanto. A costo di vergognartene, poi. Azzera gli impegni. Respira profondamente, ma senza andare in iperventilazione, se possibile. Siedi sulla riva del fiume anche se il fiume non c’è, fai di tutto per restare il ragazzo che sognava troppo, il poco di buono che tutti conoscono, il compagno inaffidabile ma generoso, scontroso ma gentile, bravo ma basta. Aspetta bene o male il karma maledicendo il ritardo, specchiati nei fallimenti e se proprio non puoi evitarlo concediti sprazzi di invidia, ma dosali e mescolali a quella strana e indecifrabile autostima. Fingi di volare alto, e intanto infangati strisciando, sii sempre altro da quello di ieri. Diventa grande se ti va, m...

Ad alta voce

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Quarant’anni che cerchiamo in ogni pietra, in ogni crepa, nelle linee sui muri, nelle macchie sui vetri. Nelle ombre che prima erano corpi, nei silenzi che prima erano vita. Quarant’anni che cerchiamo perché in ogni maledetto buco può rintanarsi una risposta, e le risposte non chiudono le ferite ma aiutano, almeno, a sopravvivere. Quarant’anni che sappiamo quello che ci hanno nascosto, che ci facciamo forza, che contiamo i caduti di una guerra fatta di bugìe, rabbia e dolore, una guerra indegna, una guerra dove il nemico non ha nemmeno il coraggio di guardarti in faccia. Quarant’anni per una verità è sempre troppo tempo, sempre troppo tardi. Scrivetelo adesso, scriviamolo, nero su bianco, chi, come, perché se mai esiste un perché, scrivetelo e non aspettatevi che noi si smetta di gridare, perché solo questo ci è rimasto: gridare, gridare, gridare, per tenere accesa la memoria. Che non ci sarà più pace, e allora ci sia almeno il ricordo, ci sia sem...

Strade

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  «Quien anda mucho y lee mucho, ve mucho y sabe mucho» Miguel de Cervantes  

Anniversari

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  Roba passata, gli anniversari. Anche quelli scomodi, anche quelli cattivi. Perdite di tempo, per quelli che bruciano, feriscono e corrono avanti, corrono via. Che un giorno, quando si fermeranno, si volteranno indietro e fisseranno il vuoto. E poi scopriranno che quel vuoto è dentro, è tutto ciò che hanno lasciato del loro passaggio. Ecco perché io le sfoglio sempre, certe date. Aiutano a non scivolare. A non sentirsi così inutili. A non cadere più dentro un oceano di inganni.

Cammino

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  “…semplicemente non mi appassiono più nello stesso modo, ora mi avvio a diventare un anziano signore con perdita di capelli quasi senza-pensiero e senza-parola. Sto cercando di smettere di bere – la mia anima è più profonda che mai forse perché si sta svuotando...” Jack Kerouac  

Protossido d'azoto

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  Sa dosare protossido d’azoto, secondo indicazioni. Copia e incolla lampi di genio altrui. Ma creare dal nulla è altro. Non la riguarda. Che sa fare? Finge profondità leggendo qualche libro, appunta frasi epocali, buone per fare effetto, con aggiunta di sguardi penetranti. Corre da una casa all’altra senza avere una casa sua. Non l’ha mai avuta. Mai stata veramente parte di qualcosa o qualcuno. Mai stata nemmeno parte di sè. Ha vissuto negli angoli, adattandosi all’ambiente. Mimetizzandosi, all’occorrenza. Ha voluto figlie e non sa fare la madre. Attraversa la vita senza stile. Pure i selfies le riescono male. Crede di dare e non ha mai saputo dare. Dà tinte di colore a spazi vuoti. Non lascerà niente, ma del resto chi lascia davvero qualcosa? Beh, comunque non lei. No di certo. E’ sempre bene saperlo. Aiuta a sopravvivere. Che poi ci si abitua, a certe vite di sponda.

Alta pressione

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  Un altro libro da leggere. Stesse storie, stesse parole, stessa espressione intensa nel risvolto. Figurati. Colpa mia che ti sfoglio, che cerco di capire cose scritte per alimentare un altro ego. Colpa di tutti o nessuno. È che non abbiamo più il coraggio di cercare nel buio, lasciamo segni che a cancellarli basta uno scroscio a primavera. Aspetto che il sole scaldi, e intanto non faccio che bere caffè, sono a cinque, alle undici del mattino. Scrivo frasi fuori contesto, conto i petali alle margherite senza strapparli, senza farmi domande epocali a spese loro. Aspetto. Fonti bene informate assicurano tempi migliori in arrivo. Ma chissà, ci fidiamo ancora delle previsioni? Sarebbe come fidarsi ancora di noi. (mt)

Tattoos

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  The doctor has a tattoo on the side, and another on that long leg, and maybe others I don't know, about a time which is no longer mine. Ideograms. Signed at night when the skin softens waiting for dawn. Coded messages more for himself than for others, looking for meaning for every action, for all emotions and falls. One day they will be discolored scratches on withered, aged skin, testimonies of dreams never made, crumpled like his evil look, like his wasted years, like his life unresolved.

Passeggiando

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  Dottoressa, come faccio a spiegarti che questa città in cui sei straniera - perché non sai trovare casa nè radici, ed è così da sempre - è così piccola, una specie di enorme paese, e allora tocchi vette di goffa comicità ogni volta che incroci e fingi di non vedere e non conoscere quello che ben conosci, perché tu lo hai cercato e tu lo hai bruciato dissertando di amore e altre cose a te sconosciute. Dottoressa, davvero è tutto così ridicolo e banale, quasi più della tua stessa ridicola e banale esistenza.

Giorno qualunque

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Dove c’è il deserto tutto viene dimenticato. Perché il deserto è arido. Brucia i pensieri. Spegne le parole in gola. Accoltella l’anima. Un qualsiasi 10 maggio.  

Dai monti

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  Anna, questa sera c’è la festa del paese. Io già ti vedo che balli sull’aia, con zio Alfredo che suona l’organino e i vecchi che sono rimasti di guardia a quelle poche cose, laggiù. Ti vedo col vestito bianco a fiori, che provi a sorridere con quegli occhi neri che mi incantano da sempre. Anna, qui in montagna la sera fa freddo, ma non è tanto quello, né questo vivere come bestie braccate. E’ la paura, che sai, io ce l’ho addosso come tutti. Qui nessuno si sente un eroe: ogni folata di vento ogni sussurro del lupo mette un brivido, finché non siamo certi che non ci sia dietro una trappola, una vigliaccheria di uomini. Anna, giù in paese la musica è diversa, non mi piace la gente che sì è messa a dirigerla. E a loro non piacciono quelli come me, che vogliono continuare a pensare con la loro testa. Lo sanno bene che per imprigionare un popolo si comincia sempre dal pensiero. Anna, sono quassù per questo. Perché tu domani possa ballare nell’aia ...

Giorno di festa

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  Qualcuno arrivò da San Lazzaro, altri scendevano dalle Orfanelle parlando una lingua straniera, e dalle strade d’Appennino sbucavano volti conosciuti che non incrociavamo da tempo. Avevano addosso panni pesanti inumiditi dalle notti in collina, parlavano di futuro e sorridevano. Poi ci ritrovammo tutti in piazza, ballammo e cantammo fino al tramonto e nessuno aveva voglia di rientrare, perché era la prima notte che il cielo non faceva più paura, era bello stare lì a respirarla. Dopo, lo sai quello che è stato. Chi aveva ideali veri ha continuato a duellare coi mulini. Tutto più semplice per chi era uscito dalle cantine unendosi alla festa. Credevamo di aver costruito qualcosa intorno alla memoria, ma persa quella si riparte sempre dal via. Strana specie di monòpoli, la vita. Ma quel giorno fu speciale. Le feste riescono meglio quando nessuno le organizza. Tutti quei suoni e quegli abbracci, tutta quella gente per strada, non ho mai più sentito così...

Cosa stiamo facendo?

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  Cosa stiamo facendo? Niente che non possa essere dimenticato in un istante, se va bene magari due. Dimentichiamo volti che ci sembravano incancellabili, momenti unici, gente speciale, dimentichiamo anche di aver sognato, proprio ieri o tanto tempo fa. Un campo di girasoli al tramonto, una quiete nel buio, là dove si può immaginare la città illuminata e lontana. Dimentichiamo di avere questa condanna a tempo sulla testa, le spalle eternamente appesantite, un passo sgangherato. Ci sentiamo magnifici, scambiamo la nostra banalità per qualcosa di eterno, scivoliamo sugli errori di sempre. Cancellare è così comodo, così confortante. Cosa stiamo facendo? Cosa abbiamo fatto? Piccoli movimenti del corpo, del cuore, che il vento ha già spazzato via. Traslochiamo altrove i nostri pensieri.

Le bombe

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  Abbiamo colpito il treno ci dispiace è stato un errore. Abbiamo colpito quei profughi ci dispiace un altro errore. Abbiamo colpito il ponte la gente non si vedeva. Abbiamo colpito l’acquedotto non è stato un errore ma ci dispiace. Abbiamo colpito l’ambasciata ci dispiace un altro errore. Abbiamo colpito il paese sbagliato non era previsto. Avevamo già colpito altre cose sbagliate un aereo passeggeri una scuola. Questa volta le ragioni per colpire quello che cercavamo di colpire erano buone. Cercavamo di fermare le cose terribili fatte a gente innocente. Le cose peggiorarono per quella gente col nostro intervento il che prova che avevamo ragione. Ma naturalmente non siamo capaci di pensare a ciò che è giusto o ciò che è sbagliato. Dicono che siamo intelligenti ma le bombe non sono fatte per pensare. Ci dispiace ci siano stati errori ma noi da sole non possiamo fare errori. Eseguiamo solo ordini. Facciamo quello che ci viene detto. (Martha Collins)

Suggerimenti

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  Liberati. Smetti di vivere negli angoli. O in quella specie di pantano che ti ostini a chiamare “comfort zone”. Esci. Respira. E’ inutile chiedere tempo, rispettare il tempo che non rispetta te. Il tempo non è eterno. Sai, potrebbe fermarsi domani. O tra un minuto. O tra un respiro. Fattene una ragione: è buio nei sottoscala della vita. Ci fa troppo freddo. Ci si incurva, si ingrigisce. Tocca riempirsi di antidolorifici. Non è roba che meriti. Che effetto fa sognare un porto dentro una stanza umida, niente finestre né riscaldamento? E piove sempre, maledizione. In qualche modo, dentro o fuori di te, piove in continuazione. Fai così: domani apri la finestra e vola via. Semplice. Liberati. Smetti di vivere negli angoli. (mt)

Cosa sta succedendo?

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  Madre, madre, sono troppe quelle che piangono come te Fratello, fratello, fratello, troppi quelli che muoiono come te Sai, dobbiamo trovare un modo per portare un po' di amore qui oggi Padre, padre , n on serve far inasprire le cose Vedi, la guerra non è la risposta, perché solo l'amore batte l'odio Ecco, dobbiamo trovare un modo per portare un po' di amore qui oggi Picchetti e cartelli , n on punirmi brutalmente Parlami, così saprai quello che sta succedendo Proprio così tesoro, proprio così Marvin Gaye (Marvin Pentz Gay jr.) 2 aprile 1939 – 1 aprile 1984

Percorso

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  Ma poi, che vita è? Che devi nasconderti, abbassare la testa, far finta, che so, di allacciarti una scarpa o cercare qualcosa sul tappetino dell’auto, pur di non incrociare uno sguardo che ti ricorda il passato? Che vita è, non avere ricordi? Ripartire sempre da zero, andare incontro al prossimo fallimento esistenziale? Perché tanto è lì che può arrivare, un cuore arido. E un giorno ti volterai indietro. Ti sorprenderà tutto quel deserto alle spalle. E intorno solo piante secche, silenzio, solitudine. E davanti il solito cammino, così pieno di niente. E il tempo che passa. Vedrai che spettacolo.

Tempi migliori

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  Pare sia davvero il tempo dei cosmetici consapevoli. Lo dice il cartello sulla vetrata del negozio, non ho motivo di dubitare. Immagino qualche tipo di crema che accarezza l’anima, perché oggi solo questo ci interessa, farci accarezzare, leggere frasi che misurino l’importanza del niente che facciamo, aprire la porta agli adulatori, il cuore ai ruffiani, ed altro che dirvi non posso al miglior offerente. La città è piena di manifesti che annunciano il famoso poeta che scava e scava e scava nel tuo io più profondo, cacciatore seriale di likes, imbonitore da mercato con l’elisir di lunga vita in comode pagine prontouso. E che faccio, perdo tempo e nottate a pennellargli corna, arrossargli gli occhi? Tanto non servirebbe. Ascoltiamo vibriamo sospiriamo, incoroniamo ciarlatani con serti di lauro comprate a “tuttoauneuro” e poi torniamo a casa, diamo due giri di chiave, accendiamo la tv, scegliamo i pezzi di mondo che ci fanno comodo, facciamo ...

Ma alla fine chi siamo?

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  Da dove arriva questa BOhaus Generation? E soprattutto, dove va? Tre minuti per capirci qualcosa di più…

Felicità

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Ma io ho voglia di parlare, di stare ad ascoltare, di continuare a far l'asino, di comportarmi male per poi non farlo più. Ah, felicità… su quale treno della notte viaggerai? Lo so che passerai, ma come sempre in fretta. Non ti fermi mai. Lucio Dalla nato il 4 marzo 1943