Tutto compreso


E poi confesso che mi piace
tirarmi su molto presto
di mattina, indossare
questa maschera da beatnik
che sopravvive al tempo.
Praticare gentilezza,
rimpiangere di tanto in tanto
certi giri a vuoto
ma tutto sommato galleggiare,
azzerare ogni forma d’invidia,
piantare bandierine su progetti
eternamente incompiuti,
collezionare foto di cadute
e rinascite, appuntamenti mancati
col destino.

Ma sì confesso che mi piace
che la cassiera del market
continui a darmi del tu,
o la faccia sorpresa del vicino
quando gli dico che nei suoi
magici irrisolti anni Ottanta
ero già militeassolto.

È che alla fine sono i dettagli
a interrompere la magìa.
Un ginocchio che cigola,
un passo a vuoto, quel cazzo
di gradino calcolato male,
l’incertezza di un risveglio.
Allora maledico questo tempo
e la sua fottutissima fretta
Mi domando
dove mai dovrà correre
dove vuole arrivare
e se davvero ha intenzione
di arrivarci senza me.

Faccio la solita conta
di oggetti e capelli smarriti,
decido che per oggi niente,
non si festeggia, bevo soltanto
per darmi un contegno,
fingo di avere ancora qualcosa
da raccontare
a questo mondo distratto
a questo mondo capovolto
a questo mondo incattivito
che ha smesso da tempo
- da molto prima di me -
di colorare i tramonti.

(mt)

 

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