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Tempi migliori

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  Pare sia davvero il tempo dei cosmetici consapevoli. Lo dice il cartello sulla vetrata del negozio, non ho motivo di dubitare. Immagino qualche tipo di crema che accarezza l’anima, perché oggi solo questo ci interessa, farci accarezzare, leggere frasi che misurino l’importanza del niente che facciamo, aprire la porta agli adulatori, il cuore ai ruffiani, ed altro che dirvi non posso al miglior offerente. La città è piena di manifesti che annunciano il famoso poeta che scava e scava e scava nel tuo io più profondo, cacciatore seriale di likes, imbonitore da mercato con l’elisir di lunga vita in comode pagine prontouso. E che faccio, perdo tempo e nottate a pennellargli corna, arrossargli gli occhi? Tanto non servirebbe. Ascoltiamo vibriamo sospiriamo, incoroniamo ciarlatani con serti di lauro comprate a “tuttoauneuro” e poi torniamo a casa, diamo due giri di chiave, accendiamo la tv, scegliamo i pezzi di mondo che ci fanno comodo, facciamo il t

Ma alla fine chi siamo?

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  Da dove arriva questa BOhaus Generation? E soprattutto, dove va? Tre minuti per capirci qualcosa di più…

Felicità

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Ma io ho voglia di parlare, di stare ad ascoltare, di continuare a far l'asino, di comportarmi male per poi non farlo più. Ah, felicità… su quale treno della notte viaggerai? Lo so che passerai, ma come sempre in fretta. Non ti fermi mai. Lucio Dalla nato il 4 marzo 1943  

Quella strada

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  Quella strada. Che percorrevi di sera, liberandoti per qualche ora di un’aria diventata chiusa, insopportabile. Correndo verso qualcosa, qualcuno, con il cuore acceso. Per bisogno, certo. Che tutti i tuoi passi, tutte le azioni, sono sempre state guidate dal bisogno. Prendersi quello che serve, usare gli altri per sopravvivere al tempo. Quella strada. Ora la percorri velocemente, in macchina. Non c’è più rumore di passi, vento sul viso, silenzio della sera. Nessuno da raggiungere. Gli angoli non ti dicono più niente. Cancellare è meglio di ricordare. E incrociarti è diventato un disagio, un malessere. Un vecchio ammasso di ferro e gas di scarico, occhi che non rivelano più un’anima. Perché non c’è mai stata, un’anima.

Sogna...

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  (…) Sogna, ragazzo, sogna Quando lei si volta , quando lei non torna Quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più … Sogna, ragazzo, sogna Passeranno i giorni , passerà l'amore , passeran le notti , finirà il dolore . Sarai sempre tu . (…) Roberto Vecchioni  

Protossido d'azoto

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  Sa dosare protossido d’azoto, secondo indicazioni. Copia e incolla lampi di genio altrui. Ma creare dal nulla è altro. Non la riguarda. Che sa fare? Finge profondità leggendo qualche libro, appunta frasi epocali, buone per fare effetto, con aggiunta di sguardi penetranti. Corre da una casa all’altra senza avere una casa sua. Non l’ha mai avuta. Mai stata veramente parte di qualcosa o qualcuno. Mai stata nemmeno parte di sè. Ha vissuto negli angoli, adattandosi all’ambiente. Mimetizzandosi, all’occorrenza. Ha voluto figlie e non sa fare la madre. Attraversa la vita senza stile. Pure i selfies le riescono male. Crede di dare e non ha mai saputo dare. Dà tinte di colore a spazi vuoti. Non lascerà niente, ma del resto chi lascia davvero qualcosa? Beh, comunque non lei. No di certo. E’ sempre bene saperlo. Aiuta a sopravvivere. Che poi ci si abitua, a certe vite di sponda.

Orografia

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  L’amore è più che altro una questione di orografia. Alcune persone sono più ripide, si passa in poco spazio dal tepore al gelo. Una persona può amarti dalle sue pianure o dalle sue cime. Molti amori finiscono non per mancanza di amore ma per ignoranza della geografia. Franco Arminio

Infinito

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  Sei stato il mio calcio. Il mio calcio se ne va con te. Avrei voluto che tu fossi immortale.  

Equilibrista

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  Era bravo, in fondo. Bravo davvero. Non il migliore di tutti, anche se a volte gli capitava di crederlo, e se ne vergognava in quei momenti. Ma viveva così, sempre sul filo. Un colpo d'ala, un guizzo, prima di tornare in fondo, capace di volare e poi di perdersi. Arrivò a pensare che perdersi è il solo modo rimasto per ritrovarsi. Cercarsi in qualche angolo, sotto qualche stella distratta, sbilenca, nemmeno visibile a occhio nudo.

Assemblaggi

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  Dove andremo, così imbottiti di frasi ad effetto, speech motivazionali, efficienza e resilienza, tutta roba buona per vendere i bidoni pieni di fumo del nostro magro vivere? Sfogliamo pagine in cerca di aforismi, parole giuste per emozionare menti flebili, menti labili, menti sinceramente dimenticabili. Emettiamo mugolii se troviamo il vecchio saggio indiano o cinese - comunque preferibilmente orientale - che fabbrica disadattati alla velocità del suono, restando magicamente seduto nel solito angolo sulla credenza del tinello. Ci dibattiamo restando fermi sul posto, inchiodati ai nostri vizi, ai tic nervosi, alle abitudini - accendi tv, ascolta ronzìo, spegni tv, spegni te stesso - E ascoltiamo la sigla finale. E scivoliamo nel fiume, indifferenti a noi stessi. E dimentichiamo la finestra aperta, la luce accesa. E nessuno si accorgerà della nostra assenza. E sticazzi, però. (mt)

Palla da flipper

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  La città da attraversare. Una. Due. Tre volte. Alla ricerca di quello che non sei, e non sarai mai. Vecchia storia. Il bisogno di “darti”. Per sentirti utile, in qualche modo. Per lasciar credere che lo sei davvero. E poi cadere nel canovaccio di sempre. Far parte di qualcuno, o almeno crederci, come hai fatto in passato. Casadolcecasa, cambiando ogni volta te stessa: hai camminato se quel qualcuno camminava, letto i libri di qualcuno che li leggeva, o magari te li consigliava, o addirittura li scriveva. Adesso, pedalando se quel qualcuno pedala, e ti ha detto di farlo. Poi, un giorno, ritrovarti spenta. Ancora una volta. Rivedendo tutti i fallimenti alle spalle. Perché sono tanti, e ti fanno minuscola nell'anima. Forse, chissà, per non dirti fallita questa volta accetterai di andare avanti così. Di fingere, anche con te stessa, di non essere vuota. Sorrisi larghi per mostrare che tutto va bene: a lui, agli amici, soprattutto a quella persona che ti interroga dallo specc

Lunga percorrenza

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  Alla fine c’è sempre una stazione che ti allontana da tutto. Fantasmi, cadute, buchi neri del vivere li vedi alle spalle, farsi piccoli fino a svanire. Allora ti convinci che è stata una commedia, un’inquietudine scritta con parole complicate. Ti siedi comodo, immergi i pensieri in un libro scritto male, recuperi un po’ di quel sonno perduto, perdi il filo dei discorsi sul tempo, sulle stagioni, sul mondo che non ti assomiglia più. Questione di ore, magari di giorni, di buio che avvolge. Ma ogni volta riapri gli occhi scoprendo che il punto di arrivo è lo stesso da cui sei partito. Solite case intorno, solito murale sulla massicciata, i tuoi errori in fila come traversine di quell’unico binario. Hai viaggiato senza mai andare via. Niente è cambiato, di diverso ci sei soltanto tu. Ma è tardi per riflettere, il sonno ti ha intontito, non saprai mai se da domani sarai migliore o peggiore. Avresti dovuto ascoltarla, quella voce quando ti avvertiva di s

Conto alla rovescia

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  Ogni vigilia, Ogni dannata vigilia. mi ritrovo sulla solita panchina mentre la notte fa il suo mestiere ad ascoltare l'anima che come al solito tira gli ultimi e farebbe pena, non fosse che è tutta farina del mio sacco e almeno di questi tempi bisogna essere generosi con sé stessi. Mai una volta che riesca a pensare alle facce belle. Passano solo quelle che mi hanno ferito, lasciato appassire, accoltellato alle spalle. E ancora le vedo ridere, o peggio ancora distogliere lo sguardo distrattamente Ma stavolta la notte è tiepida, tira libeccio, una faccenda strana, e si può anche dormire in un parco aspettando il Natale, immaginare che domani sarà la solita festa, sorrisi e pacche sulle spalle e la speranza di un'altra vita. Dove ho ancora vent'anni, per dire, e il futuro è arrogante certezza, poeti da scoprire, pisciate senza domani contro i muri e una stupida idea di rivoluzione senza armi. Insomma, la storia si ripete. Stanotte non

Mattinata

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  C’è sempre qualcosa, in chi non regge lo sguardo. Un’ombra. Vergogna, anche. Ma non per le azioni. Per quelle c’è sempre una giustificazione pronta. E’ proprio vergogna di sé. Del poco che è stato costruito. Di una passione che brucia e figli da vedere ad orari prefissati. Concepiti per salvare sentimenti naufragati. Di tutte le menzogne, di una faccia che invecchia male. Di una città da attraversare sempre di corsa in cerca di qualcosa che non c’è. In cerca di quello che non si è capaci di essere. C’è sempre qualcosa, in chi non regge lo sguardo. Quella sottile vigliaccheria del vivere.