Giorno di festa
Qualcuno arrivò da San Lazzaro, altri
scendevano dalle Orfanelle
parlando una lingua straniera,
e dalle strade d’Appennino
sbucavano volti conosciuti
che non incrociavamo da tempo.
Avevano addosso panni pesanti
inumiditi dalle notti in collina,
parlavano di futuro
e sorridevano.
Poi ci ritrovammo tutti in piazza,
ballammo e cantammo fino al tramonto
e nessuno aveva voglia di rientrare,
perché era la prima notte
che il cielo non faceva più paura,
era bello stare lì a respirarla.
Dopo, lo sai quello che è stato.
Chi aveva ideali veri ha continuato
a duellare coi mulini. Tutto più semplice
per chi era uscito dalle cantine
unendosi alla festa. Credevamo
di aver costruito qualcosa
intorno alla memoria, ma persa quella
si riparte sempre dal via.
Strana specie di monòpoli, la vita.
Ma quel giorno fu speciale. Le feste
riescono meglio quando nessuno le organizza.
Tutti quei suoni e quegli abbracci,
tutta quella gente per strada,
non ho mai più sentito così spesso
gridare la parola libertà.
(mt)
21
aprile 2024
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