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Visualizzazione dei post da settembre, 2008

Paul, ciao e grazie

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Addio Paul. E addio Rocky Graziano, Ben Quick, Brick, Ari Ben Coonan, Eddie Felson (lo Svelto), Chance Wayne, Hud Bannon (il Selvaggio), Nick "Manofredda" Jackson, Butch Cassidy, Hank Stamper, Henry Gondorff, William Cody (Buffalo Bill), Reggie Dunlop, judge Roy Bean, Essex, Frank Galvin, Walter Bridge, Sidney Mussburger, Sully Sulliv, John Rooney. Eri l'America che ho amato

Bolognesi nel deserto

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Sono entrato in tema di atletica, e figurarsi se non ci resto. Un amico mi ha proposto di raccontare qualche storia di mezzofondo bolognese anni Ottanta e l'idea mi piace. Cercherò prima qualche foto d'archivio, e la collaborazione della community trasversale Cus-Acquadèla che è più che mai viva e vegeta, anche se gli anni passano inesorabili... Oggi, piuttosto, parlo di maratona. Anzi, la voce esatta sarebbe: “Maratona, bolognesi innamorati di...”. Ma non sono quelli di cui si parla una volta all'anno, in partenza per New York con una missione da compiere, un decennio in più da festeggiare o un messaggio da lanciare al mondo. Non sono vip conquistati dalla corsa. Questi sono maratoneti che si infilano nel deserto per portare sollievo e aiuto concreto a chi nel deserto ci vive. E non vivono quella realtà solo per il tempo di una gara. Gente come il mio amico Leo Rambaldi , che l'atletica la pratica da tempi non sospetti (ah, Leo, chi ci ridarà quei fondi medi consumati

Visini, il marciatore che si fermò a Bologna

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Cercavo proprio una foto come questa. Una foto può dire più di mille parole. Da giovedì scorso, quando ho scritto della premiazione di Alex Schwazer a Bologna, pensavo a lui. A Vittorio Visini , che conosco da quando iniziai a frequentare le piste ragazzino, e che del ritorno di Schwazer alla marcia, del suo ritrovarsi, è stato l'artefice insieme a Sandro Damilano. E' Visini che ha voluto il ragazzo, allora nemmeno ventenne, ai Carabinieri nel 2004. Da responsabile del Centro Sportivo Carabinieri. Carica ereditata nel 1984 e orgogliosamente retta fino allo scorso maggio. Quando il luogotenente Visini, un pezzo di storia della marcia e dell'atletica azzurre, con le sue 67 maglie azzurre e tre partecipazioni olimpiche, è andato in pensione. L'Arma lo aveva festeggiato con lungimiranza all'inizio dell'anno. Con una pagina dell'edizione 2008 del famoso calendario. Quella del mese di agosto. Li raffigura insieme, Visini e Schwazer. Il maestro e l'allievo che

Alex Schwazer accende Bologna

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Alex Schwazer a Bologna. Nella caserma di via delle Armi, al Molino Parisio, sede del 5° battaglione e soprattutto del Centro Sportivo Carabinieri, un luogo storico per l'atletica bolognese ed italiana. Il campione ci ha rimesso piede per la prima volta dopo i giorni di Pechino, portando con sè una medaglia d'oro che è storia anche qui, anche per una società che di premi e medaglie, in quarantatrè anni di vita, ne ha accumulati tanti. Mai un'oro olimpico, però. Anche per questo Alex, vincitore della 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi, è nella storia. E giovedì mattina lo hanno premiato in tanti. I vertici dell'Arma, naturalmente. Ma anche il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, che gli ha consegnato uno dei massimi riconoscimenti destinati a chi fa brillare il nome della città nel mondo, la Turrita d'Argento. C'erano, a far festa al ragazzo di Cadice, prefetto e questore, la presidente della Provincia e quelli di Coni e Federatletica. E c'era addirittu

85 anni fa, Hank Williams

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"E quando me ne sarò andato/e starai davanti alla mia tomba/di' solo che Dio ha chiamato a casa/un vagabondo" Hank Williams, Ramblin' Man, 1952 C’era l’America di Frank Sinatra, Bing Crosby, Dean Martin, Perry Como. E c’era quella di Hank Williams . Un'altra. Quella delle strade polverose di campagna, delle anime da viaggio, dell’incapacità di essere normali o banali. Anche di fronte al successo. Cercato, ma piombato addosso come un ciclone improvviso. Destabilizzante, in qualche modo. Dodici canzoni al numero uno delle classifiche degli States, in sette anni veri di carriera. Dal 1946, anno in cui dopo i primi successi firmò un contratto con la MGM, al Capodanno del ’53, quando se ne andò in una notte da lupi e con un’uscita di scena da romanzo. Ad appena trent’anni. Elvis Presley diventò maggiorenne una settimana dopo la morte di Hank Williams. Il suo rock, il suo stesso modo di interpretare una canzone, come quello di tanti che vennero dopo, devono molto a ques

Ciao Stè

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E domani sereno volerò in braccio a Dio tra i papaveri e il treno perché là è il posto mio (Il treno dei papaveri - Stefano Rosso) Stefano Rosso se n’è andato pochi attimi prima di tagliare il traguardo delle sessanta primavere. Banale dirlo, portandosi via un po’ dei miei vent’anni. Ne aveva ventinove, e io diciassette, quando presentò la canzone che ne avrebbe cristalizzato la carriera, azzeccando quel ritornello che ancora oggi qualcuno si sorprende a fischiettare, quasi dimenticando che il titolo era "Una storia disonesta", semplicemente perché per tutti il concetto resta quello, "che bello, due amici una chitarra e lo spinello…" (e il secondo refrain era ancor più geniale, "che bello, col pakistano nero e con l’ombrello" ). Io ho amato soprattutto altri pezzi. "Letto 26", o "Bologna ‘77" , scritta in ricordo e memoria di Giorgiana Masi, e già nel titolo testimone della mia quotidianità, a quei tempi. Ho amato l’ironia dissacra

Nel deserto di Arturo Bandini

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La serie potrebbe chiamarsi banalmente “Una notte, un autore”. In realtà è semplice insonnia. Beh, questa è l'ennesima polverosa notte di John Fante . Polverosa come questo romanzo di terre desolate avvolte da incredibili notti stellate. Polverosa come la sabbia del deserto tra le pagine di questo libro, e il deserto è quello che si stende tra Stati Uniti e Messico, che ti frega se lo prendi sottogamba. Come sa Arturo Bandini, che ci ha visto svanire Camilla Lopez e tutta la sua derelitta esistenza, e i sogni e le passioni e tutto quell'amore non corrisposto. “L'ho intitolato “Chiedi alla polvere”, spiegava Fante raccontandone, “perché in quelle strade c'è la polvere dell'Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere. E c'è una ragazza ingannata dall'

Sollevando la polvere

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Sarà perché mi sento esiliato dentro queste lunghe, insolite ferie scelte "per non vedere nè capire", anche se vedo e capisco benissimo. Sarà perché ancor più mi sentirò allontanato da quella che è la parte più appassionata di un mestiere inseguito perché mi dava un'idea di libertà, povero sciocco e povero allocco che sono. Sarà perché la creatività e la voglia di mettersi in gioco con nuovi progetti cozza ogni giorno contro i numeri, la burocrazia, la grigia prospettiva di chi non sa colorare la vita, la legge dei tagli e dei ritagli. Sarà per tutto questo che da una parete di libri è uscito fuori, una volta di più, Luciano Bianciardi . Con la sua vita agra, le sue "segretariette" dai tacchi rumorosi e dalla "e" larga ("Le mie lettere, dottàre!") , la sua disperata e lucida visione di un lavoro culturale che non si guida facilmente, e al cui timone arriva sempre gente che in qualche modo lo teme, o lo disprezza. Luciano Bianciardi e quelle s

I passi di Alex, la grandezza di Stefano

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Da Brunico a Vipiteno sono una cinquantina di chilometri. Un'occasione per aprire una parentesi nel cuore delle ferie e andare a vedere come marcia un campione olimpico. Sabato sera Alex Schwazer si è lasciato avvolgere dall'abbraccio della sua gente, gareggiando sulle vie di Vipiteno con gli avversari-amici con cui condivide le fatiche di una disciplina che regala sofferenza e tempra il carattere, e raramente offre ribalte illuminate. Ho visto Alex in mezzo ai suoi compaesani, e a quelli venuti dai paesi vicini per (ri)vederlo nelle vesti di campione che ha saputo costruirsi con anni e anni di lavoro. Solo nell'ultimo, per capirci, ottomila chilometri marciando e circa tremila pedalando. Ho visto una gara che in realtà era una festa, e un campione che ha scritto una pagina di storia dell'atletica e soprattutto ha spalancato le porte del futuro. Uno che a ventitrè anni ha un destino scritto, e un carattere incredibile. Chi non lo aveva capito, un anno fa, quando si arr