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Visualizzazione dei post da marzo, 2009

Da leggere a mio figlio, un giorno

Lettera ai bambini E' difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo. liberare gli schiavi che si credono liberi. (Gianni Rodari) Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali erano i loro sogni per il futuro. Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario!". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell’emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l’educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi v

Sulla corda con Kurt

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A due passi da Calderino abita una leggenda vivente. Si chiama Kurt Diemberger , è nato in Carinzia ma da più di vent’anni ha deciso di metter radici su queste colline che sono un semplice accenno di alta quota, niente a confronto delle cime che lui ha conosciuto e conquistato. Diemberger è uno dei grandi dell’alpinismo, ha alle spalle due "prime" assolute oltre quota 8000 (Broad Peak e Dhaulagiri), ha vissuto l'alta quota fianco a fianco con Hermann Buhl , il conquistatore solitario del Nanga Parbat che viveva l’alpinismo in anticipo sui tempi e sui contemporanei. Ha anche un’altra grande capacità, il mitico Kurt: queste sue storie uniche e irripetibili sa raccontrale come pochi, coinvolgendo chi le legge e facendolo sentire, quasi, parte dell’impresa. "Danzare sulla corda" è l’ultima opera, in ordine di tempo, che Kurt Diemberger ha dato alle stampe. Chi non ha vissuto storie così intense, vola sulle ali dei ricordi del grande vecchio di Carinzia. L’ho conosc

La solitudine del maratoneta

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Grazie a Minimum Fax , è tornata in libreria la raccolta di racconti "La solitudine del maratoneta" di Alan Sillitoe . Mezzo secolo dopo, ancora capace di picchiare duro sulla coscienza del lettore. Forse perché i tempi sono maturi per il ritorno. Abbandonate le false illusioni, fatti i conti con il lato oscuro di una globalizzazione irrazionale, immersi in una crisi non attesa, ci sembrano di nuovo così attuali le situazioni, gli ambienti, i vicoli ciechi in cui si infilano i personaggi del grande vecchio di Nottingham. I suoi scritti che alla fine degli anni Cinquanta lo inserirono di diritto tra gli "Angry Young Men" d’Inghilterra, nonostante lui si sia sempre smarcato. Quei nove racconti, diceva, "sono nati sotto un aranceto a Maiorca". Ed è la verità. Ma è altrettanto vero che Sillitoe è l’unico tra gli "arrabbiati" ad aver vissuto sulla propria pelle la vita degli slums , la realtà dei bassifondi e di periferie che si assomigliano tutte

Jack Kerouac, Lowell MA, March 12th, 1922

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Semplicemente, il ricordo. Perché devo tanto a Ti-Jean, perché certe letture cambiano la vita e la indirizzano, perché ripenso a quella sua esistenza schiacciata dal troppo amore, a quella cristallina purezza, al trasporto sfibrante con cui affrontava la propria arte, al peso di una notorietà che aveva immaginato diversa. Niente epica, però. Un uomo innamorato di vita, di persone, di storie. Avvolto nella sua tenerezza diventata, negli anni, solitudine e disperazione. Grazie di tutto, Ti Jean Così in America quando il sole va giù e io siedo sul vecchio diroccato molo sul fiume a guardare i lunghi, infiniti cieli sopra il New Jersey e avverto tutta quella terra nuda che si srotola in un’unica incredibile enorme massa fino alla West Coast, e tutta quella strada che va, tutta la gente che sogna in mezzo a quell’immensità, e so che nello Iowa a quell’ora i bambini stanno certo piangendo nella terra in cui lasciano piangere i bambini, e che stanotte usciranno le stelle, e non sapete che Di

Caduta e rinascita del saltatore ebbro

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Dovrei essere più tecnico, lo so. E naturalmente sono contento per i successi azzurri agli Euroindoor di Torino, in particolare per Elisa Cusma , per la sua tenacia premiata, per la sua storia che poteva diventare quella di tanti piccoli campioni dell’atletica, talenti sbocciati e smarriti. E invece lei ha saputo raddrizzarsi il destino, tornare dopo due anni e diventare ancora più forte. Una mezzofondista che odia gli 800 (parole sue) ma li interpreta ormai come poche altre al mondo. Tanti spunti hanno dato questi Europei consumati nel salotto buono dell’Oval, ma non c’è niente da fare: nella testa ho lo sguardo sorridente e al tempo stesso raggomitolato in sé stesso di Ivan Ukhov . Il ragazzo che ha saltato più in alto di tutti, e che avrebbe potuto fare di più, ma ancora una volta ha preferito stupire. Entrato a quote minime, a 2.17, il russo ha rispettato ogni turno fino alle quote più alte. Ma nei salti di finale, quando ha visto che nessun altro aveva superato 2.32, ha rifatto a

Ecco perché

É perché vivo in una terra di facce da niente facce toste che non hanno più vergogna e ti vendono merda cercando di convincerti che è preziosa come oro e ti chiedono sangue aspettandosi un grazie e dicono di averti salvato mentre cercano di fotterti e ti chiamano vivo mentre ti ammazzano dentro E organizzano serate benefiche e maratone di solidarietà stando ben attente a scavalcare i reietti che dormono all'angolo sotto casa perché è più facile preoccuparsi del dolore se il dolore è lontano E hanno cuori freddi e lana sullo stomaco ma chiedono a un Signore che non conoscono di dar loro il pane quotidiano e di quel Signore si fanno scudo per giustificare per giustificarsi Ma non c'è Dio, non c'è chiesa non c'è religione che possa rianimare le loro anime morte nell'indifferenza del mondo inutile che hanno costruito