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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Novembre

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  Ci sono ancora le rondini, e fa strano. Lo so che non va bene, che è un altro segnale di questo mondo sempre più capovolto, che si chiude in sé stesso e dimentica le persone, le abbandona in strada. Dovrei preoccuparmi di tutto questo gridare, cieco e volgare, magari anche di me. Di un’anca che scricchiola anche se insisto a correre, di un dolore nel buio. Ma ci sono ancora le rondini, e conoscono l’arte del volo. Vorresti invitarle a partire, che si salvino dal freddo almeno loro. Ma ti incanti a guardarle e ti vengono solo pensieri banali: che novembre è strano, che tutto è diventato incomprensibile. Che saper volare è un lusso meraviglioso. Non c’è salvezza in un bicchiere, in un libro, in una fuga. Niente più sogni da colorare. Lo sai che tanto restano sogni, che trasformare la gente normale in gente speciale ormai costa fatica. La salvezza è soltanto dentro. Un leggero declinare che non fa rumore, una fiammata di calore che ti avvolge, la serenità del niente. Il volo delle

Verso dove

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  A salvarmi dal dolore. A salvarmi dalle voragini. A salvarmi dal niente intorno. A salvarmi dalle diagnosi. A salvarmi dalle recidive. A salvarmi dai luminari e dalle loro parcelle. A salvarmi dalla fottuta paura. A salvarmi dalla guerra. A salvarmi dai guerrafondai. A salvarmi dagli opinionisti. A salvarmi dalle immagini della tv. A salvarmi da chi non ha rimorsi. A salvarmi da chi dimentica. A salvarmi dalla gente brutta. A salvarmi da quella appena appena accettabile. A salvarmi da chi finge di sorprendersi. A salvarmi da chi finge di spaventarsi. A salvarmi da chi salva solo sé stesso. A salvarmi da chi affonda il coltello. A salvarmi da chi lo fa a tradimento. A salvarmi da chi non ha vergogna. A salvarmi dagli psicolabili. A salvarmi dagli irrisolti. A salvarmi dal tempo buttato via. A salvarmi da certi medici fuori servizio. A salvarmi da ogni tipo di anestetico. A salvarmi da chi invecchia male. A salvarmi da chi legge poeti improponibili. A salv

Animali del bosco

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  L’orso e la donnola non li vedevi bene insieme. E infatti. Però l’orso era innamorato perso, tendeva a rimuovere qualunque ostacolo. La donnola no, lei aveva solo “bisogno di darsi”, così spiegava, ma poi era soltanto bisogno di stare al centro, abituata com’era fin da piccola ad essere dimenticata negli angoli. Così l’orso si bendò gli occhi e ci riprovò, e la soluzione era procreare un’altra volta, perché sai come funziona il ragionamento: quell’esserino è cosa mia, e significa che lo è anche lei. La donnola. Che però proprio sul più bello decise di regalarsi una passione nuova e coloratissima fingendo fosse amore, e accidenti nessuno era altrettanto bravo a fingere. Adesso hanno preso sentieri diversi, ma a turno stanno davanti a quel lavoro nato per sbaglio e rimasto incompiuto e nemmeno si domandano dov’è stato l’errore. Lui non è bravo a farsi domande, lei è speciale nel voltare pagina. Lui si butta sul lavoro in mezzo alla solita boscaglia,

Le case di Jack. La voce di Jack

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  «Spero sia vero che un uomo può morire e non solo vivere negli altri ma dargli la vita, e non solo la vita, ma quella grande coscienza della vita» . (Jack Kerouac, 12 marzo 1922-21 ottobre 1969) Musica da: Jack Kerouac Reads On the Road  (1999 )

Il dovere di ricordare

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Alla fine anche i social hanno la loro utilità. Fai caso a chi è stato cancellato. Al coltello piantato nella schiena. A tutti i segreti del prima al “non immagina niente”. Fai caso a chi ha cancellato. Per sbiancare la coscienza. Per non lasciare traccia. Per ripulirsi l’anima. Lì non ci trovi un senso, ma ci trovi la risposta. Scritta nel silenzio, nella vigliaccheria. Una firma indelebile, occhi che tutti riconoscono.  

Dopocena

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  Si è seduto davanti al computer ha vagato senza meta sui social incrociando una discussione sulla guerra. Ha detto la sua, facendo il tifo come sempre, perché andare alle radici è diventato un esercizio superfluo, forse proprio una fatica inutile. Poi ha fatto il solito giro di controllo, niente da segnalare dalla telecamera puntata sul giardino, i bimbi addormentati nella stanza dalle pareti azzurre, le tazze già sul tavolo per la colazione del mattino. Non ha proprio notato che i confini della comfort zone si stanno restringendo. Adesso se ne sta lì, seduto, avvolto dal buio della notte. Stranamente non riesce a prendere sonno. (mt)

La nostra meravigliosa estate

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Quello che fai e che resta. Il meglio che ti sia capitato. Una mano di calce su tutto il peggio. Come nascere una seconda volta. E si va avanti.

Incroci

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  Vedere poi che qualcuno -qualcuno che ti ha aperto ferite - si trascina con quel solito passo sgraziato, senz’anima, vederlo sfiorire in un viso segnato dal tempo o più probabilmente dall’inutilità del passaggio su questa vita, in uno sguardo senza luce, cattivo, come in lotta perenne con tutto lo sporco della coscienza. Ecco, ma allora vedere tutto questo, ti cambia la vita? Non ti inaridisce gli angoli del cuore? Eppure no, bisogna davvero essere sinceri fino in fondo. Dirlo una buona volta che in fondo appaga leggere domande irrisolte su facce irrisolte, capaci solo di diffondere dolore. Poi, certo, si va avanti. La vita ha bisogno di angoli nuovi da scoprire. Ha bisogno di incontri, di gente migliore o peggiore. No. Peggiore è impossibile. Al massimo così: codarda, confusa nel tempo e dal tempo, decisamente invecchiata male.