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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Scacciamestieri

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“E che sai fare, sentiamo…” “Scrivere” “Cioè?..” “Cioè, scrivere” “Che altro?” “Beh, al momento non saprei. Tutto si impara. Anche a scrivere ho imparato” “Ah sì? E come?” “Leggendo” “Leggendo?” “Sì. Leggendo molto” “Cosa in particolare?” “Niente in particolare. Tutto. Voracemente. Un po' disordinatamente” “E dunque sapresti scrivere…” “Sì” “Che sicurezza…” “Di poche cose sono sicuro. Di questa e basta, forse…” “Beh, mi dispiace” “Cosa?” “Non sappiamo che farcene di uno che scrive” “Un tempo sarebbe tornato utile” “Forse. Oggi ne abbiamo già un paio così. Si leggono veloci, vendono centinaia di migliaia di libri. Ci bastano” “Dunque che faccio, ripasso?” “Sì, un’altra volta magari” “Ci pensi, comunque. So fare anche lettere d’amore. Con kuore e tvb. Tutto il repertorio” “Gli sms li scrivi veloce?” “Abbastanza… Dipende dal modello… Allora che fa, ci pensa?” “Vedremo, magari più avanti. Mi sono segnato il nome, hai visto?” “Sarebbe con la z in fondo, non s…” “Vabbè. Mi ricordo la fac

Mestieri

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Certo ero un bambino strano. Non solo perché me ne stavo pomeriggi interi a contare le macchine sulla terrazza della casa al mare. Settantacinque a settantatrè per quelle che vanno verso destra. Poi non mi bastava più. E allora torneo, a eliminazione diretta: Fiat batte Opel 10-6, Peugeot batte Simca (eh sì, ne aveva una anche papà) 10-3, e via andare. Ero strano perché non pensavo a fare l’aviatore o l’esploratore o il calciatore, da grande. Volevo vendere la frutta per strada. Mi ero anche disegnato un carretto su misura, con ribaltine a vetri e cassetti rientranti. Coloratissimo. Avevo un obiettivo, si direbbe oggi. E quel carretto era proprio una figata. Questa del giornalismo, accidenti, mi è uscita fuori a vent’anni. Alle spalle già i temi del liceo che piacevano tanto alla professoressa Naldi, che li leggeva in classe ad alta voce imbarazzandomi. E raccolte di poesie scritte sopra l’Underwood del nonno, che è ancora qui funzionante. Che poi, quando seppi che il primo scritto di

In un modo o nell'altro...

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E Gene del Mississippi cominciò a cantare una canzone. La cantò con voce melodiosa, tranquilla, con l’accento della sua terra, ed era semplice, solo così: “La mia ragazza ha solo sedici anni – è dolce e piccolina – per quanto tu t’affanni – non puoi trovarne una più carina” , ripetendolo insieme ad altre strofe messe a caso, tutte che dicevano quanto fosse andato lontano e come desiderasse tornare da colei che aveva perduta. Io dissi: “Gene, non ho mai sentito una canzone più bella”. “E’ la più dolce che conosca”, rispose con un sorriso. “Spero che lei arrivi dove sta andando, e che sia felice quando arriverà”. “Io me la cavo sempre e tiro avanti in un modo o nell’altro”. Jack Kerouac, sulla strada

Dolce far nulla

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Un attimo fa ho dato un'occhiata nella stanza ed ecco quel che ho visto: la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra, il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo. E sul davanzale, la sigaretta lasciata accesa nel posacenere. Lavativo!, mi urlava sempre dietro mio zio, tanto tempo fa. Aveva proprio ragione. Anche oggi, come ogni giorno, ho messo da parte un po' di tempo per fare un bel niente. Raymond Carver