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Visualizzazione dei post da aprile, 2023

Liberi tutti

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  21 aprile Laurenzo mi racconta di quando ha visto gli americani scendere dalle Orfanelle e ha pensato che tutto finiva e tutto cominciava Poi in piazza la gente ha cantato e ballato e il mondo è tornato a colori e qualcuno ha preso un megafono urlandoci dentro il futuro per come lo vedeva. Tutto questo ci insegnerà, tutto questo non succederà più. Dunque, oggi sappiamo che tre generazioni bastano a sporcare la memoria. Bisognerebbe dirlo a quelli che ci hanno messo la faccia e la vita, che abbiamo dato una mano di grigio su quella specie di arcobaleno che avrebbe dovuto essere il domani. (mt)

Pioggia

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  Mi sono svegliato stamattina con una gran voglia di restare a letto tutto il giorno a leggere. Ho cercato di combatterla per un minuto esatto. Poi ho guardato la pioggia fuori dalla finestra. E mi sono arreso. Mi sono affidato totalmente alle cure di questa mattinata piovosa. Rivivrei la mia vita un’altra volta? Rifarei gli stessi imperdonabili errori? Sì, se appena potessi, sì. Li rifarei. Raymond Carver

Stazioni

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  Io non li ho mai capiti, i treni. Ti portano via lontano, attraversano la campagna di notte, guardi dal finestrino   e non riesci mai a capire dove sei. Ne ho presi tanti, di treni. Credevo anche di sapere la destinazione, quando salivo. Poi arrivavo e le stazioni erano tutte uguali. E la vita era sempre da un’altra parte. Ho lasciato tante finestre aperte. Cose da fare, cose fatte male, cose rimandate. Ma una cosa l’ho capita: nessuna stazione ti aspetta per davvero. Cerchi un approdo, lo senti vicino, proprio dietro l’angolo; arrivi, ti fermi, ti guardi intorno e capisci che era un miraggio. Ed è già il momento di ripartire. Perché l’approdo non c’è, non ci sarà mai. E se ti sei portato dietro tutto quello che hai, i sentimenti e le passioni, la sincerità e quella strana cosa chiamata amore, ti ritrovi a rimettere tutto insieme alla rinfusa perché è già ora di rimettersi in viaggio. Non aspettano, i treni, e non hanno compassione. Così, in quei momenti di confusione, di dolore c

Binario 2

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  Aspetta qui. Solo qualche minuto e c’è un altro treno da prendere. Una volta salito siediti comodo e guarda scorrere dal finestrino quel tanto della tua vita che non puoi cancellare. Tutti quegli incontri, i viaggi tra mare e cielo, i colpi bassi, la fiducia sprecata, le facce belle e quelle sbagliate, le bugìe spese male, i tradimenti. Tutta quella volgare vigliaccheria. Aspetta qui. Ma poi riparti, che restano pochi viaggi, poche occasioni per provare a stupirti ancora di nuovi incontri, nuove bugie, nuovi inattesi tradimenti. Questo è poi vivere: un cammino di insidie, di partiture sbagliate, di passi controvento. Sei al riparo solo qui, mentre aspetti in una stazione secondaria, dove nessuno ti conosce, dove non c’è tempo di guardarsi negli occhi. Dove tra poco arriverà un altro treno per portarti via, a rileggere la vita dal sedile accanto al finestrino, mentre scorre veloce e non ti chiede di comprenderla. mt

Tempo di risorgere

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  Re-dei-cieli, un tale senza troppi peli sulla lingua, inchiodato diciamo da un paio di migliaia di anni sull’altare della nostra ipocrisia. Che poi lui ci riprova sempre, rinasce risorge e ogni volta ricade, osservandoci mentre distratti alziamo un attimo lo sguardo dall’ultimo messaggio whatsapp e ci scambiamo un segno di pace frettoloso, che tanto della pace abbiamo un concetto vago. E’ tutto okay finché nessuno viene a lasciare tracce di sangue sul pianerottolo, proprio davanti alla porta di casa. mt (nella foto, “Cristo delle Marche”, di Nazareno Rocchetti)

Finzioni

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  Facciamo finta che la guerra sia lontana. che non ci riguardino le bombe, le colonne di auto in fuga senza un approdo, l’orrore negli occhi, il fango nelle mani, la sete che brucia anche il cervello. Facciamo finta che esistano solo problemi a portata di mano: un vestito che va stretto, una cena inadeguata da segnalare su Tripadvisor, quella catena di   caffè americano che sfregia le strade del centro. Facciamo finta che la vita sia un giro di perle fasulle, bigiotteria dell’anima. Qualcosa che lasciamo scorrere; che accade per noia, che quasi non ci interessa più. Emozioni svanite sotto il solito sole indifferente a noi. mt

Quello che credo

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  Anche io credo. Credo nello stare insieme. Credo nelle porte che si aprono. Credo che i recinti più alti siano piantati nella testa. Credo che non si debba cedere alla paura, perché poi la paura si può manipolare. Credo nel mio paese, e il mio paese è il mondo. Credo che ai margini abitino quasi sempre talenti inimmaginabili, e bisogna cercarli, e non si fanno trovare. Credo che il futuro si costruisca soprattutto con la memoria. Credo in chi ancora crede nella forza delle parole. Credo nella parola scritta e in quella immaginata. Credo nella poesia, quella vera, che ti rimane addosso sempre. Credo che tutto il resto se lo porti via il vento. Credo in chi ha qualcosa da dire. Credo che chi non ha niente da dire stia parlando anche troppo. Credo nel prossimo tramonto e nell’alba che lo seguirà. Credo nel mio Dio, che a volte, ma poche volte, posso essere io. Credo nelle filastrocche dei bambini. Credo in chi non ha voce, eppure canterebbe meravigli