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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

Happy B'Day

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  Qualcuno oggi compie gli anni. Succede. Che poi, cosa hanno di speciale certi giorni? Dipende dal punto di osservazione. Dipende dai casi. Come questo, per dire: adesso ha un altro significato. Adesso dà un unico piacere. Sapere che quel qualcuno invecchia. Oggi, domani, nel tempo. Come destino vuole. Sapere che insiste con quella camminata sghemba. Il passo ciondolante. Lo sguardo sempre meno espressivo. La banalità di frasi prese a prestito da qualche libro. Gli occhi piantati dentro il cellulare, come sempre. Le dita frenetiche a digitare nuovi messaggi. La ragnatela che fa nuove vittime. Più o meno innocenti. Ma poi, le rughe della vita. Tanti anni come i gatti, chissà col resto di cosa. Sapere che quel qualcuno oggi sorride di niente. Una condanna, a suo modo. La vita è questa. In fondo bisogna accontentarsi. Tra festoni malinconici, sorridere di quel nulla che si dibatte. Fino a riderne.

Nottetempo

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  Cos'è che ti fa paura? La notte, il futuro, il rumore del condizionatore, la luce rossa e bianca intermittente... Anche la zattera è dannatamente piccola, e non puoi abbandonarla. Ti ha salvato e ti imprigiona... Cos'è che ti fa paura? Tutto quello che vedi, che hai costruito, sei semplicemente tu. Dillo: per caso hai paura di quello che sei? Fine modulo  

Luna Park

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  Tutti questi miti che se ne vanno. Tutti i maestri di lettere e musica, di energie bruciate credendo al domani. Uno dopo l’altro si consumano, svaniscono, ti sbattono in faccia la verità della vita. Cosa pensavi di trovare in fondo alla salita? A vent’anni mica ci pensavi che è un contratto a termine, per giunta firmato da altri per te. Insomma, che puoi fare per  addolcire il percorso? Cammina, sopravvivi, di tanto in tanto cambia ritmo, alza il bavero del cappotto d’inverno, bevi con giudizio se mai ne hai avuto, regalati una vacanza una volta nella vita nel Paese dei Balocchi, continua a diffidare di questo vento gelido che ci rende straniero il vicino, a ripudiare la guerra, a fottertene del quieto vivere, a truccare se puoi il tachimetro dell’esistenza. Conservati acceso, regalati un altro giro di giostra. (mt)

Caduta libera

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  Abbagliante abbaglio, figura piccola e meschina. Sei stata l’errore più grande. Cinque anni a incrociare, e poi regalare, e dedicare e dedicarsi, fraintendere, scambiare il banale per unico - mea culpa -. E ancora rappezzare, ascoltare bugie, vigliaccherie. Cinque anni che non tornano, di questa vita che è un bene prezioso, da non sprecare così male, perché non si ripeterà. Per questo -solo per questo - mi solleva l'idea che ti avvolga un giorno la vergogna dell’inferno. Per questo. Ma poi.

Niente più parole. Niente più voglia

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  Mi chiedo cosa siano esattamente questi momenti. Come tu li stia vivendo. Da quando hai chiuso gli occhi e hai deciso di uscire di scena: basta mangiare, basta bere, e allora ti attaccano le flebo. Tutti i pensieri che devono averti riempito la testa, da quando qualcuno ha deciso che non potevi più finire i tuoi giorni a casa tua, tra quei muri, nel giardino a sentire il calore del sole, quando c’è. Quando strappi una pianta dalle radici, muore. Anche se per tutta la vita è stata una quercia. Non ho modo di cambiare le cose. Sai, pare che essere il figlio di tuo marito conti zero: nella struttura mi hanno detto di chiedere ai responsabili, ma di massima loro rispondono a chi “ha stipulato il contratto”. Ovviamente, non io: non lo avrei mai fatto. Nel dolore, mi ha fatto sorridere: sei come un’auto usata, una vecchia credenza. O una casa da vendere, guarda un   po’ che coincidenza. Quando mio padre stava per andarsene, proprio pochi giorni prima, quando ormai parlava poco o niente,

Nel vento

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  Devo averne ancora uno in cantina. Il nonno mi portava alla spiaggia grande e io lo liberavo nel cielo. Piccolo io e piccolo anche lui, taglio secco di plastica arancione, un rombo squinternato, una coda di nylon azzurro sbiadita. Poca cosa, ma volava, accidenti se volava, e io davo filo e ancora filo ai sogni, immaginavo di essere lassù a scrutare l’orizzonte, immaginavo che stavolta là in fondo avrei visto arrivare la Giulia di mio padre, e che poi mi avrebbe portato in giro ad ascoltare la musica buttata dentro al mangiadischi rosso. Deve esserci ancora, da qualche parte. Non butto mai niente, lo so, è un’abitudine stupida perché poi tutto scolorisce, e anche gli oggetti fanno la fine delle passioni, e rivederli non è mai un bello spettacolo. Ma giuro, stavolta - avesse perso anche tutto il colore - lo faccio salire altissimo, e quando arrivo alla fine del filo, mollo la presa, lo lascio andare libero, e stavolta immagino di essere là sopra, di vola

Idee secondarie

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  Amico, per farti piacere dirò che vivo benone scaldandomi al termosifone - diciotto gradi costanti - e allegri vicini in vestaglia visibili come mobilia. Funziona tutto a dovere ideologia e pantofole un dente da incapsulare e i centotrenta dell’Alfa. Vacanze già programmate con cinepresa e canotto, i figli crescono bene dicono stronzo al telefono. Tito Balestra