Oh Pà!

 


Io ci vengo sempre, qui.
Anche adesso che so che non arriverai, ma in qualche modo arrivi sempre.
Sorrido pensando a certi piccoli dettagli, ai numeri che scorrono e ricorrono: che oggi sarebbero novantatré, che te ne sei andato da sedici, che ormai anche io sono arrivato a sessantaquattro. Qualche giorno fa intervistavo uno della mia generazione, che ha passato una vita sui campi di pallone e scherzando mi ha detto “anche tu come me: stiamo giocando il girone di ritorno”. Ho pensato che in fondo la vita si può raccontare con immagini semplici. Che vale la pena giocarsela fino in fondo, provando a fare classifica.

Non è cambiato granché, nel nostro posto magico. Si respira ancora solidarietà, in fondo ci si sente su un’isola perché fuori sentirsi “sociali”, coinvolti, anche solo compassionevoli è diventato un lusso.
Ormai il presepe resta tutto l’anno, smontarlo e rimontarlo ogni volta sarebbe una fatica inutile, tanto le solite fonti ben informate ci dicono che arriverà un altro Natale. Con o senza di noi.
Quanto alla panchina, è bella, colorata e simbolica, ma a noi non sarebbe mai servita: il primo che arrivava aspettava sul muretto…
Basta poco. Una tagliatella, un bicchiere di vino e si riaccende tutto. Quei pochi momenti solo nostri. Dirsi tutto anche restando in silenzio. Il tempo che avevamo perduto, le assenze, i sensi di colpa. Le mie promesse di non assomigliarti, il mio assomigliarti sempre più, giorno dopo giorno.

Non so se te l’ho mai detto: non mi dispiace l’idea di portarmi addosso qualcosa di te. C’è gente che mi parla ancora di com’eri, che ti ricorda: in fondo viviamo per questo, per essere ricordati. Lasciare un segno del passaggio, anche adesso che il mondo fa di tutto per cancellare ogni traccia.

A tuo modo, mi hai insegnato valori che a volte ho maledetto, pensando che avrei potuto essere “un po’ più”. Cinico, accomodante, arrivista, furbo, non so.
Ma poi mi guardo allo specchio, non ci trovo molto da disprezzare e so che lo devo a te. Mi guardo allo specchio e vedo te. Vedo mio padre.
Allora ti ringrazio e non ho neppure bisogno di dirtelo.
A proposito, buon compleanno.


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