A proposito di Henry




Questa la dedico ad Abu Seba, il cui talento di mezzofondista e poi di maratoneta resta indimenticato. Dici che ti ha emozionato la storia di Henry Rono, e allora proviamo ad approfondire.




Del boom del 1978, sanno tutti quelli che amano l'atletica. E' storia. Quattro record del mondo in 81 giorni, scrivendo una pagina di storia del mezzofondo: 3000 metri, 3000 siepi, 5000 e 10000. Per noi che di quell'atletica ci nutrivamo, un mito da subito. Quando tornò a rompere il silenzio con un nuovo primato del mondo sui 5000, nel 1981, nessuno poteva immaginare che avesse già infilato la strada per l'inferno. Era già un alcolizzato, anche se nascondeva piuttosto bene il problema. Una discesa inarrestabile, e maledettamente ripida. Lui stesso ha raccontato che quel record dell'81 lo fece poche ore dopo essersi liberato dai postumi di una sbronza ciclopica.
Aveva un metodo, il campione. Dormire a lungo dopo le sbornie, correre all'aria aperta per smaltire. Ma col tempo prese a dormire sempre più a lungo, e a correre sempre meno. Alle gare si presentava come l'ombra del fuoriclasse che era stato. Quando riusciva a presentarsi. Iniziò a perdere soldi, amici veri e presunti, certezze, dignità.


Il terzo millennio lo sorprese completamente solo, in fondo alla scala dei valori di una società che ne aveva fatto un idolo e poi l'aveva dimenticato in fretta. Dopo diversi ricoveri in cliniche di riabilitazione e qualche guaio con la giustizia, viveva a Washington in un ricovero per homeless. Il suo fisico, 63 chili ai tempi felici della corsa, si era appesantito. Henry viaggiava intorno al quintale, aveva le tasche vuote e zero prospettive. "Il punto più basso della mia vita", ha raccontato dopo la "riscoperta" e la rinascita. "Non potevo far altro che risalire. Altrimenti sarei morto".

Aeroporto di Albuquerque. L'avvistamento risale all'inizio del 2000. Una foto sull'Albuquerque Journal, una scoperta inattesa. Era finito lì, Henry Rono, a fare il facchino nel cuore del New Mexico. Dopo aver fatto l'addetto alle pulizie, dopo aver lavorato a un car wash. Lavori umili, quello che ancora gli era concesso. Quando si era presentato al quartier generale di Nike a mendicare un lavoro, lui che era stato il regale testimonial dell'azienda ai tempi d'oro, lo avevano riaccompagnato alla porta.




Lì, ad Albuquerque, è iniziata la sua seconda vita. Oggi Rono insegna atletica ai ragazzi di una scuola media. Giura di non toccare una bottiglia da cinque anni. Ha scritto un'autobiografia, "Olympic Dream", raccontando del grande sogno che gli è stato spezzato per ben due volte, nel 1976 e nel 1980, per i boicottaggi olimpici del Kenia. Ha ripreso a correre: oltre un'ora tutte le mattine alle cinque, spesso "raddoppiando" l'allenamento giornaliero verso sera. Si attacca il numero nelle gare per masters. Ha 56 anni e in qualche modo sta ricostruendosi una vita. "Ho apprezzato quello che ho fatto in passato, credo di averlo fatto bene. Quello che non sapevo fare era vivere, amministrare i miei guadagni, amministrare la fama. Ero un ragazzo d'Africa, indifeso, per la prima volta al cospetto del mondo. Una vita difficile da affrontare. Ma mi è servita, e ho imparato la lezione".

Henry Rono è meno lontano di quanto si immagini. Si può rintracciare sul sito http://www.team-rono.com/. Si può addirittura interagire con lui sul forum di http://www.letsrun.com/, dove aggiorna quotidianamente il suo diario di atleta (master) ritrovato. E risponde con garbo a chi lo avvicina, almeno virtualmente.




Forse, è una storia a lieto fine.

Commenti

Anonimo ha detto…
...grazie Marcone,....bei tempi ,quelli in cui esistevano personaggi come Rono.Lui era magico,ma ricordi Kipkoech e Yifter?e le guerre Mamede -Lopes?Ma quello che mi piaceva di più era Treacy,il brutto anatroccolo irlandese che a vederlo correre ti veniva da ridere(salvo poi vederlo stracciare tutti quando c'era da sporcarsi nel fango).Oggi non ci sono più personaggi del generee ogni campione è soggetto al sospetto di chi ,come noi,non ci crede(quasi)più.Ma hai visto? neanche iniziato ,al Giro d'Italia ne hanno buttato fuori uno......è incredibile! Meno male che noi abbiamo avuto la fortuna di vedere all'opera questi campioni;magari non erano pulitissimi neanche loro(anche il grande Dorando......),ma adesso è proprio una tragedia.Racconta Marco;raccontaci ancora storie,perchè fanno bene all'anima di noi perenni romantici.
Abu Seba
Francesco Caremani ha detto…
Caro Marco, non conoscevo la storia di Henry Rono, come molte storie di sport è bella e insieme drammatica, un mix al quale la tua penna sa aggiungere sempre un valore aggiunto. Grazie e grazie anche per quel bel post che hai lasciato sul mio blog...
marco tarozzi ha detto…
Amici, quella di Rono è davvero una bella storia. Di atletica e non solo. Ho scritto "forse a lieto fine", e ci spero. Leggo spesso il diario del campione su "letsrun.com", mi dà come la sensazione di averlo anche logisticamente vicino, e invece lui corre di là dall'oceano, e ha sostituito agli altopiani del Kenia quelli del New Mexico. Ma corre, e questo conta: certe passioni riaffiorano, non svaniscono. Ha ragione Abu Seba, sembrano storie di altri tempi. Gli ultimi che riesco a idealizzare sono Moses Tanui e Gebre. Ma una bella storia l'abbiamo anche sotto casa: quella di Venuste Niyongabo, partito da Vugizo, un minuscolo punto del Burundi, per approdare a Bologna dopo essersi messo al collo una medaglia olimpica nel '96, storica per lui e per la sua terra, il Burundi. Confesso: stiamo lavorando insieme perché questa storia diventi pubblica. Per me, può essere un bell'esempio per i giovani. Qualcosa in più su Rono: vi segnalo il bell'articolo uscito a dicembre 2007 su Runner's World, "Ti ricordi di Henry Rono?", scritto da Bill Donahue.
Un abbraccio
Taroz
Anonimo ha detto…
Eroi romantici, li chiamerei cosi quelli come Henry Rono. Lasciami aggiungere anche il mio idolo Paul Tergat, un campione assoluto. Sai che emozione partecipare alla Maratona di New York nel 2005 e vederlo vincere!
Ho ancora la pelle d'oca.
Bartolino.
marco tarozzi ha detto…
Ben arrivato anche a Bartulèin! Ma non è che quella volta hai visto vincere il grande Tergat perché facevi la volata con lui?!?
Vabbè, si scherza...
marco tarozzi ha detto…
Ben arrivato anche a Bartulèin! Ma non è che quella volta hai visto vincere il grande Tergat perché facevi la volata con lui?!?
Vabbè, si scherza...
Anonimo ha detto…
Formazione ''Killer''(ovvero:''la classe riassunta in un rush'')
-Yifter,Ovett,Coe,Viren,Aouita,Bekele,Mamede,Gebrassilase,Cova,Tergat Bordin. Riserve:Scott,Vasala

Formazione "Caterpillar"(ovvero:"la guerra è guerra da subito")
Fava,Treacy,Floroiu,Zatopek,Lopes,
H.Rono,Salazar,De Castella,Antibo,Bikila,Panetta.
Riserve:Bedford,Seko.

Io sto con i Carterpillar
Abu Seba

ps)Tarozzi èra ibrido:poteva perdere sia in volata sia partendo a tirare dal primo metro.(Marcone,scherzo). Abu Seba
marco tarozzi ha detto…
D'accordo con te, Abu Seba: "caterpillar" tutta la vita. Non per niente ho voluto raccontare la storia di Prefontaine, che in quella formazione ci starebbe benissimo. D'accordo anche sul resto: a volte ero scriteriato, altre lucidamente tattico. A seconda di come mi ero svegliato (più seriamente: a seconda delle certezze che avevo su me stesso). Ma certamente capitava più spesso che perdessi partendo dal primo metro...

Post popolari in questo blog

Bonatti, un grande italiano

Lacedelli, antieroe nella leggenda

Tempo di risorgere