Ricordando Malinowski
Avanti così, allora, se il mio amico Abu Seba mi colpisce dritto al cuore commentando la foto del Pre italiano, con Fava e Dixon, e dandomi l'assist con la citazione di Malinowski.
Altra storia finita drammaticamente, purtroppo, e con un epilogo simile a quello di Steve Prefontaine.
Bronislaw Malinowski era uno di quelli che amavo, prima di tutto perché quando correvo avevo un fisico molto simile al suo. Cioè, costituzione notevole e gambe che erano il doppo di quelle di un keniano. No, non come adesso: ero magro (67 chili, accidenti...), ma di muscolatura robusta. E per questo mi appassionavo di mezzofondisti così, come Malinowski e De Castella. Che davano un'impressione di potenza.
Polacco di Nowe, classe 1951 proprio come Pre, specialista dei 3000 siepi. A Monaco '72 stupì il mondo con un quarto posto in quella gara: altra straordinaria coincidenza, anche Prefontaine fu quarto nei 5000 metri. Quattro anni più tardi, a Montreal (Pre non c'era più, purtroppo) andò a prendersi l'argento dietro a un altro grande europeo delle siepi, lo svedese Anders Garderud.
Poi, finita l'era di Garderud, iniziò quella di Henry Rono. Malinowski non abbassò la guardia, e continuò a battersi. Rono prese una brutta botta psicologica, nell'80, non potendo partecipare alle Olimpiadi di Mosca perché il Kenia era tra i paesi che aderivano al boicottaggio. Malinowski ci andò e vinse l'oro, davanti a Filbert Bayi e a Erhetu Tura. Un anno dopo la gioia più grande, fu vittima di un incidente stradale a due passi da casa (già: come era successo a Pre sulla Skyline Boulevard di Eugene), a Grudziadz, dove oggi una targa commemorativa ricorda a chi passa un campione che ha disputato tre Olimpiadi in otto anni, lasciando la sua impronta sulla specialità delle siepi.
Ha corso in 8:09:11 i 3000 siepi, in 13:17:69 i 5000. Per me è un indimenticabile.
Grazie del ricordo, Abu Seba...
Commenti
TAROZZI DIRETTORE DEL DOMANI.
Caro Marco, sono Mirabella e so che segui i miei suggerimenti. Questa mattina, come sempre, ho acquistato il Domani: la prima pagina mi ha fatto sobbalzare, non ci volevo credere.
Ti leggo il richiamo sulla strage di Marzabotto.
"Debutta questa sera al Duse il nuovo spettacolo di Matteo Belli scritto assieme a Carlo Lucarelli e dedicato alla strage di Marzabotto, l'eccidio nazista che si portò via quasi ottocento persone inermi, uno dei momenti più vili della Seconda Guerra Mondiale, assieme alla strage di Sant'Anna di Stazzema. La memoria, e la sua conservazione, grida ancora vendetta".
Rileggi con attenzione le ultime tre righe. A parte il fatto che la memoria e la sua conservazione gridano (al plurale) ma vendetta? Siamo impazziti? Mi auguro che chi ha fatto il richiamo volesse scrivere giustizia e, pensando a tutti quei morti, si sia lasciato prendere la mano. Ma vendetta? Cosa significa? Che dobbiamo dichiarare guerra alla Germania? O che bisogna ammazzare (come facevano loro in quegli anni tragici) dieci tedeschi per ogni italiano ucciso?
Oltre alla pietà per i morti e alla comprensione per chi li piange (e non potrà essere mai risarcito, perché una vita non ha prezzo) credo che servirebbe solo un po' di giustizia. Vendetta, credimi, proprio no.
tuo Mirabella
Ps E' per questo che vorrei che tu diventassi direttore del Domani. Per dare più equilibrio e smalto all'insieme
Giovannino