Ma dove è finito Thom Jones?
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"Candida Donadio, che era la mia agente, ha scelto un mio racconto che le piaceva e l’ha mandato al "New Yorker". Una settimana dopo stavo per andare al lavoro – facevo il turno di pomeriggio, stavo pranzando – quando ha squillato il telefono. Era Candida. Aveva una voce splendida, Candida: bassa e profonda. Mi ha detto che "Harper’s" aveva comprato "Voglio vivere!" Abbiamo parlato per una mezz’oretta, poi ho detto che dovevo andare, sennò facevo tardi. Proprio mentre finivo di mangiare mi richiama. Il "New Yorker" aveva comprato "Un cavallo bianco"! Niente male, no? Ci facciamo due risate, e mentre sto uscendo dalla porta squilla il telefono un’altra volta. Era Candida. Mi fa: "Sono trent’anni che faccio questo lavoro ed è la prima volta che vedo una cosa del genere". "Esquire" aveva comprato "Wipeout". Tre in un giorno. Un’ora dopo ero al lavoro che passavo la lucidatrice nelle classi. E mi fecero anche un culo così perché ero arrivato tardi".
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"Sono sempre stato un gran lettore. Ma leggevo troppo in fretta. Mi finivo i libri in un giorno o due. C’erano libri che mi davano informazioni generali su un sacco di cose che mi interessavano, e c’erano quei libri meravigliosi che ti salvano la vita, o te la cambiano. Libri che mi trasportavano lontano da Aurora, la cittadina dell’Illinois dove abitavo. Pensavo che fosse una cosa stupenda e mi chiedevo che prezzo pagavano i vari scrittori per riuscire a fare una cosa del genere. Speravo che un giorno sarei stato capace di fare lo stesso anch’io. Le più belle lettere di complimenti che ricevo sono quelle che dicono: "Grazie, quello che scrivi mi ha toccato il cuore, è bellissimo". Fra parentesi, ho anche notato che un sacco di lettere me le scrivono dagli ospedali psichiatrici... ma io mi chiedo, possibile che i manicomi abbiano l’abbonamento al "New Yorker"? Ad ogni modo, sì, ho sempre desiderato di fare lo scrittore. Ciascuno di noi ha un dono. Certi sanno riparare le macchine, certi hanno il pollice verde, certi sanno scrivere".
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