Irish aspetta sempre la sua bici
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SIGNORE, GUARDAMI, IO SONO IRISH
(Riccardo Mannerini)
Signore, sono qui, io sono Irish
quello che non ha la bicicletta.
Tu lo sai che lavoro dai Lancaster
e che, a sera, le mie reni non cantano.
Mi hai date tante cose belle
e il mio cuore le ha viste volentieri:
i boschi, le rose, la fratta,
i piccoli stagni dei cieli e la notte
le labbra di Ester
i suoi seni
quei suoi impossibili occhi
il sonno, il risveglio, il rumore
del fiume, l’odore dei legni duri
O mio Signore, purtroppo c’è qualcosa che non va!
Io che lavoro dai Lancaster
dormo e mangio a trenta miglia
dalla chiesa di padre Enrico
Come posso, o Signore,
santificare il tuo giorno?
I camion sono fermi, le auto non passano
ed io nel tuo giorno
sono stanco, Signore.
Trenta miglia più trenta
sono troppe a piedi ed Irish,
tu ricordi Signore,
non ha la bicicletta.
I passeri, gli scoiattoli, le lepri
gioiscono nel tuo giorno, io no
Non so più se io sono tuo figlio:
in quel giorno non vengo alla tua casa,
io non ti onoro; come posso fare,
dimmi?
Posso stare sul prato a parlarti di me?
O debbo venire in fondo alla valle?
Soffro, Signore e tu devi -capisci?-
Devi fare qualcosa.
Andrà bene anche vecchia
la bicicletta
che manderai ad Irish,
perché tu, che sei buono,
hai tanti amici e a qualcuno di loro
la puoi chiedere una vecchia bicicletta.
Che sia robusta, piuttosto, e grazie,
mio Signore, grazie!
Dio te ne renderà merito, di certo.
Io sono Irish, Signore,
quello che verrà da te in bicicletta.
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