Ekecheiria
Il concetto di Tregua Olimpica o "Ekecheiria" nasce nella Grecia del IX secolo a.C. quando, per permettere lo svolgimento dei Giochi, veniva garantita l'inviolabilità di Olimpia e l'incolumità di coloro che vi si recavano per assistere o partecipare alle gare. L'ekecheiria era una specie di tregua generale che veniva accordata in tutta la Grecia a chiunque partecipasse alle grandi feste e ai giochi nazionali; in questo tempo cessavano tutte le inimicizie pubbliche e private. In realtà la tregua riuscì soltanto ad interrompere le guerre contro gli Elleni, organizzatori dei giochi olimpici
(da Wikipedia)
Tutto stride. Nemmeno in quei tempi antichi era semplice controllare i confini della Grecia, o l'animo degli uomini. Meno che mai è possibile oggi, in questo mondo globalizzato a parole e consumi, eppure sempre più pieno di confini, di nazionalismi, di integralismi religiosi o politici. Forse non diamo più valore alla vita perché abbiamo smesso di emozionarci davanti alla vita.
Comunque, buona Olimpiade. Se mai è possibile, e se qualcuno ci crede ancora.
Comunque, buona Olimpiade. Se mai è possibile, e se qualcuno ci crede ancora.
Commenti
La realtà è che la geografia ci frega. Una volta c'erano l'Urss e la Jugoslavia e per noi, che si studiava la geografia sui sussidiari, erano due certezze. Ora veniamo a scoprire che c'è una regione che si chiama Ossezia. Se non ci fosse un dramma in atto penseremmo magari a un film con Peter Sellers o, meglio ancora, con Louis de Funes.
La geografia ci frega, gli uomini sono cattivi (pensa che in Georgia hanno ancora il mito di Stalin, senza dimenticare che Putin sembra un agente dell'Nkvd, predecessore del Kgb) e del prossimo non frega nulla a nessuno. Se poi volessimo parlare ancora una volta di Cina e di quello che accadde in piazza Tien An Men, vero...
Caro Tarocci, sei un illuso
Ma è ovvio, in Ossezia. Faccia lei se preferisce andare a nord o a sud. L'atmosfera è comunque calda
Ma è ovvio, in Ossezia. Faccia lei se preferisce andare a nord o a sud. L'atmosfera è comunque calda
Ora, senza stare a scomodare le polemiche di un paio di anni fa - le intercettazioni telefoniche, di fatto riconducibili a Tronchetti Provera, amico di Moratti e vice presidente dell'Inter (nessuno ha voluto dare ascolto a Bergamo quando diceva che, quotidianamente, parlava con il povero Facchetti) - ti ricordo la professione del 'buon Moratti'.
Che sia o meno ai margini della famiglia conta poco: conta, piuttosto, che Moratti faccia il petroliere. Quella razza speciale, cioè, che aumenta il prezzo della benzina se si alza il costo dei barili di petrolio. Ma che non la cala, in proporzione, se il costo dei suddetti barili cala vertiginosamente.
Basta questo, una volta per tutte, per cancellare l'immagine buonista di Moratti? Secondo me, sì. Ti dirò di più: Moratti mi ricorda il vecchio Cossiga durante il suo settennato da presidente della Repubblica. Per sei anni DjKappa (ora l'ex inquilino del Quirinale si fa chiamare così) stette zitto e muto. Nell'ultima stagione cominciò a sparare bordate a destra e a manca.
Come Moratti: per anni è stato zitto, ora straparla. Bisogna riconoscergli un'impresa, però. Prendendo Mourinho è riuscito nell'impresa titanica di riabilitare la figura di Roberto Mancini, il fighetto che a quarant'anni s'è fatto rimettere a posto le borse sotto gli occhi.
Interisti verrebbe da dire...
Vero è - per onor di cronaca - che il tormentone un anno fa fu lo stesso. Solo che dodici mesi or sono il promesso sposo, Kakà appunto, avrebbe potuto andare a Madrid.
Ma il punto non è questo. Il punto è, parlo sempre da milanista, che vorremmo sentire un bel giorno una risposta chiara e decisa da parte di Kakà.
Il Milan è la società nella quale, a parte la parentesi Alessandria agli esordi, ha giocato per una vita Gianni Rivera. Qui sono nati e cresciuti Baresi, Maldini e Costacurta, che fu prestato al Monza agli albori. Questo è il club di Chicco Evani (che pure andò alla Sampdoria) una squadra con un'identità e una storia ben precisa.
Per questo abbiamo mandato a mare Shevchenko, perché doveva studiare inglese in qualche scuola di Londra con la famiglia. Bene: ora Kakà dica, una volta per tutte, dove vuole stare.
Se al Milan, bene, se no lui, come Shevchenko, vada a cagar
E visto che ce l'hai anche con il Chelsea, ti farà piacere sapere che il proprietario del ristorante Bistrot di Forte dei Marmi ha lasciato fuori Abramovich dopo una telefonata dell'entourage che chiedeva un tavolo alle dieci di sera. "Siamo al completo, riprovi domani". E quello ha preso cappello, ha girato lo yacht e se ne è andato in Sardegna. Se vuoi, fai una telefonata al ristoratore per fargli i complimenti.