La dieta di Phelps, i baffi di Spitz


Michael Phelps è nella storia. Devo abituarmici. Perché, lo ammetto, da innamorato del nuoto (uno di quelli che si arrabbiano quando qualcuno dice "ma che noia mortale quell’avanti-indietro in corsia", perché dentro quell’avanti-indietro c’è una filosofia di vita, la serenità di ascoltare soltanto il rumore-silenzio dell’acqua, e il tuo corpo che ci scivola dentro, e i pensieri che come per incanto fioriscono…) dovrei essere felice di quello che ho visto in questi giorni al Watercube di Pechino. Invece, niente. Fatico ad appassionarmi alla storia di questo ragazzone tutto casamammasognoamericano, che dice "Cosa ho fatto in questi anni? Ho nuotato, dormito, mangiato". Già, mangiato. Come un’oca, a sentire di quella dieta da dodicimila calorie che mescola uova strapazzate a bibite gassate, cipolle fritte a donuts.
Però se lo merita, niente da dire. E’ uno che ha iniziato a inseguire il suo sogno da ragazzino. Che ha esordito a quindici anni alle Olimpiadi, e ha già scritto la storia ora che ne ha appena ventitré. Che per farcela si divora i suoi ottanta chilometri a settimana in piscina, oltre alle schifezze assortite che trova sulla tavola. E devo dire che, finito il tour de force degli otto ori, aprendosi finalmente al mondo ha anche regalato squarci di inaspettata simpatia. Per esempio quando ha detto che "Niente è impossibile se si affronta con la fantasia". Evidentemente, è uno che sa colorare il suo mondo di fatica e sacrifici.


Insomma, alla fine ho capito che il problema dev’essere per forza generazionale. Fatico ad accettare Phelps perché sono stato folgorato dalle imprese di Spitz. Avevo dodici anni, ai tempi, e il nuoto era la passione, molto prima dell’atletica. Spitz arrivò a Monaco e fece piazza pulita. E poi, dopo le sette meraviglie, lo caricarono in fretta su un aereo e lo portarono via dal Villaggio olimpico, via dalla Germania. Perché era ebreo e perché c’era appena stata la strage degli israeliani. Settembre nero aveva infranto quella Olimpiade che della pace aveva fatto una bandiera, con tanto di volo di colombe augurale alla cerimonia di apertura. Cose, sportive e non, che hanno cambiato la storia dello sport. E il concetto stesso di Olimpiadi. Davvero tanto, per un bambino degli anni Sessanta.
Per questo mi è rimasta in testa quell’icona del nuoto. Non che fosse una simpatia, Mark Spitz, all’epoca. Lo è molto di più ora, dopo trentasei anni passati a vivere (bene) sul ricordo di quell’impresa. Quattro anni prima di Monaco, nel ’68, era arrivato a Città del Messico annunciando che avrebbe vinto cinque ori, e ne racimolò solo due grazie alle staffette. Poco amato dai compagni di squadra, uscì con la coda tra le gambe da quell’Olimpiade e andò a chiudersi in piscina. A 24 anni tornò alla ribalta olimpica, e fu leggenda.


Phelps cambia la storia, abbatte primati che avremmo detto eterni e che invece, si sa, sono fatti per essere abbattuti. Phelps è il futuro. Noi, molto semplicemente, invecchiamo coi nostri idoli. E con le nostre piccole grandi consolazioni. Per dire: il ragazzone di Baltimora dice che non ha mai pensato a Spitz, però come lui è arrivato alla vigilia dei Giochi con un bel paio di baffi. Se li è tagliati prima delle gare. Spitz no. Lui andava in acqua coi capelli più lunghi del normale e irridendo tutte le teorie dell’aerodinamica batteva il mondo sfoderando quei baffoni che hanno contribuito a farne un’icona. Più da sollevatore di pesi che da nuotatore. Come a dire: io vinco anche così, il rasoio usatelo voi. Mai più visto qualcosa del genere. Ecco: mi hanno tolto tutti i record dell'immaginario infantile, ma nessuno potrà togliermi i baffi. Di Spitz.

Commenti

Anonimo ha detto…
Vile, vogliamo parlare dei baffi della Claretti
Anonimo ha detto…
Solo perché tu hai il pizzetto. Ma ora, con il tuo peso forma in crescita, rischi solo di affondare
marco tarozzi ha detto…
Okay, Maligno, l'hai voluto. Ti aspetto in piscina. Sfida sui 1500 (meno non si può: non carburo). Però ti lascio la scelta della piscina...
Anonimo ha detto…
Ma come, rispondi al Maligno e lasci fuori me?
Perché non vuoi parlare dei baffi della Claretti? Io avrei chiamato la Balassini tutta la vita.
Anonimo ha detto…
Come ti capisco! Io che all'epoca avevo 8 anni ero innamorata del bel Mark! E da (ex) nuotatrice il mio mito continua a essere la Calligaris, che era piccolina e magrina, ma in vasca era fortissima. Questi da 12.000 calorie al giorno (ma saranno poi solo di cibo?) non convincono neanche me. Non ti sfido in piscina perché io i 1500 non riesco più a farli da un pezzo...
Serena
Anonimo ha detto…
Guarda se mi sfidi sulle 1.500 calorie ti batto senz'altro. Sono in crisi di astinenza perché Luciano Andalò, titolare del Mulino Bruciato, è in ferie. Ma dal primo settembre sulla gramigna alla salsiccia (bianca) non conosco rivali

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