"Acido Lattico", un noir sull'atletica


Saverio Fattori è uno dei più interessanti scrittori italiani della nuova generazione. Ha un seguito notevole, su internet, nelle raccolte di narrativa e in libreria, dove ha fin qui pubblicato tre opere che hanno lasciato il segno. Dopo "Alienazioni padane" e "Chi ha ucciso i Talk Talk", ecco la terza fatica (se la si può chiamare così, parlando di uno che ha la scrittura nel sangue) letteraria. Saverio ci ha messo dentro la sua passione sportiva. L’atletica, il mezzofondo. Ne è nato "Acido Lattico", un noir sul mondo dello sport che un po' ti lascia spiazzato. Nel senso che non ti fa capire fino a che punto l'amore per questa disciplina rischia, nello stesso autore, di trasformarsi in odio. Ho provato a chiederglielo, una decina di giorni fa. Riuscendo nell’impresa di aprire uno squarcio di cultura sulle pagine sportive di un quotidiano locale. Non è stato difficile, in realtà: Saverio vive a Molinella, e alla corsa dedica ancora uno spazio quotidiano. La pratica da amatore evoluto, uno che ha alle spalle un personale di 15’40" sui 5000 e ancora oggi, da Over 40, non va molto lontano da quei limiti. Insomma: ho raccontato la storia di un atleta che scrive. Escamotage, si capisce: Saverio è un artista che corre.
"Acido Lattico" è un libro da leggere assolutamente. E’ bello, importante, lascia il segno. Viaggia dentro l’oscurità dei nostri tempi, ma ne esce offrendo un accenno di speranza. E a chi legge Saverio Fattori lascia altro: la voglia di avere presto nuove storie in cui perdersi. Non sarà difficile. Intanto, per seguire da vicino il suo lavoro, ogni tanto andate a dare un’occhiata al blog http://saveriofattoriacidolattico.blogspot.com/


da "Il Domani di Bologna, 10 agosto 2008


IL PERSONAGGIO. Saverio Fattori, uno dei più interessanti

nuovi scrittori italiani
Amo l’atletica e ne faccio un noir
"In "Acido Lattico" c’è un po’ di me, ma un romanzo non è un diario"

Marco Tarozzi


Saverio Fattori vive a Molinella. Immerso nei colori e negli umori della Bassa, corre e scrive. Meglio: ha altre attività, tra cui quella che lo occupa "in una fabbrica padana" e gli assicura il salario. Ha certamente altri interessi. Ma una cosa è il lavoro, altra il mestiere. E noi, di Saverio, vogliamo raccontare il mestiere di scrivere, oltre a quella passione per la corsa e l'atletica che ne fa uno sportivo vero, praticante. Doveva succedere che le facesse incontrare, queste passioni forti. Doveva arrivare, dopo prove letterarie finissime ("Alienazioni Padane" e "Chi ha ucciso i Talk Talk"), un romanzo che si addentrasse nei meandri dell'atletica. Ora c'è, si chiama "Acido Lattico" e corre su una pista nera. C’è di mezzo un mezzofondista di alto livello, che coltiva il suo sogno olimpico con egoismo e sospetto verso il prossimo, con una pulsione irrefrenabile a cercare nelle riviste e nei libri d'atletica le storie di altrui fallimenti. Quando all’orizzonte si delineerà il suo, sarà allo stesso tempo un inizio di redenzione. C’è di mezzo, anche, una storia di scorciatoie farmacologiche proposte e accettate per arrivare al successo, di depressioni da illusione e abbandono. C’è di mezzo il suicidio di una giovane atleta che il protagonista ha appena approcciato nel magma incandescente della rete, e di cui pure si farà carico cercando ragioni, quasi indagando. Tutto questo per chiarire che "Acido Lattico" è un libro splendido e talvolta difficile da interpretare. Difficile, per dire, è pensare che Saverio Fattori, buon interprete dell'atletica (corre nella categoria Amatori con i colori del Celtic Druid Castenaso) con un personale di 15’40" sui 5000 e un’agenda piena di impegni agonistici, almeno una cinquantina di gare all'anno tra corse su strada e prove in pista, abbia messo qualcosa di veramente suo in quel Claudio Seregni che riempie con le sue paranoie le pagine del romanzo. A meno che, come spesso succede con le passioni, non si tratti di una versione del classico rapporto di amore-odio.
"Io affido sempre una parte di me al mio io narrante", spiega sorridendo Fattori. "Il fatto è che poi lo lascio andare alla deriva, e la storia diventa sua. Il gioco è questo: non fare dei diari, ma neppure delle sceneggiature. Cercare un linguaggio che non sia troppo sterile, ma nemmeno troppo intimista. Cerco di scrivere su questi binari: mai ombelicale, mai distaccato da quello che racconto. L’atletica c'entra, naturalmente. È una parte della mia vita. Ho iniziato a correre ancora bambino, a nove anni, e ho smesso a quattordici per poi riprendere a ventiquattro e non smettere più. Ho corso da piccolo, poi da amatore evoluto. E nel libro in qualche modo ho riempito lo spazio che non ho vissuto, atleticamente parlando. In questo senso si può dire che non sia assolutamente autobiografico: ho scavato negli anni che mi mancano, nella vita che non ho vissuto. Il mio protagonista è stato forte anche da junior, io non lo sono mai stato. Però ho una base discreta: storicamente ho visto nascere il podismo nella mia terra, e quando ho ripreso ne ho vissuto uno dei momenti più esaltanti. Però, quando si è trattato di costruire il personaggio, l'ho scelto più forte di me, dal punto di vista dei risultati. Già che c’ero..."
Un’ora di corsa al giorno è un sacrificio che si fa ancora volentieri. Saverio Fattori quello spazio continua a trovarlo, a ritagliarselo. Della corsa ha imparato a conoscere bene virtù e vizi. "La amo, certo. Ma spesso mi capita di analizzarla con un po’ di cattiveria. Mi dà fastidio quell’esasperato buonismo che aleggia intorno alla disciplina. Diciamolo: correre è fatica. E non mi piacciono certi tic tipici dell’ambiente, le giustificazioni pre-gara, il mettere avanti le mani, quelli che dicono "oggi mi metto il numero ma non tiro...". Sì, l’ambiente credo di conoscerlo bene. Anche se, lo ripeto, un romanzo va da sè, e io quando scrivo mi metto in gioco solo fino a un certo punto".
C’è un altro aspetto che nel suo romanzo Fattori descrive "da fuori", ma mostrando conoscenza del problema: l’ombra del doping sull’atletica. "Ci ho lavorato prendendo come testo di riferimento il libro di Carlo Donati "Campioni senza valore". E assorbendo i racconti di un culturista che ho conosciuto, uno che parlava di "roba fredda" rapportandosi alle sostanze stimolanti. Come mi pongo di fronte al problema? Non sono nè inconsapevole, nè colluso. Non ho fatto un libro da cittadino indignato, nè un diario sul doping. D’altra parte faccio romanzi, non sono un giornalista e non pretendo di fare inchieste. Mi metto nella prospettiva di uno che si dopa, ma lo faccio tenendo la giusta distanza per cercare di capire".
Claudio Seregni è un personaggio freddo, chiuso in sè stesso, ma in fondo all’opera di Fattori trova una chiave per cambiarsi la vita. "Quando inizia a farsi domande, diventa meno forte come atleta, ma allo stesso tempo diventa più umano. L’atleta, ad alto livello, deve essere impermeabile. Alla depressione, ai cambi d’umore, agli imprevisti. Il mio protagonista all’inizio è un atleta quasi di vertice, alla fine ha una chance per imparare a vivere. Se in "Acido Lattico" si cerca una chiave di ottimismo, forse è questa".
Le domande, d’altra parte, continua a farsele anche Saverio Fattori. L’atleta, il runner. "Tantissime. Perché continuo a correre, ad allenarmi? Ma ho scelto di tenermi sempre un’ora della giornata per l‘atletica. Non cambierò idea".

Quando l’atleta si fa domande
Claudio Seregni è un mezzofondista di vertice nel pieno della maturità atletica. Razzista per terrore del diverso, fidanzato per noia, vive la corsa come un mondo in cui proteggersi da quello fuori. Lo ossessionano i fallimenti, e passa il tempo libero cercando quelli altrui, "collezionando" su internet o su vecchie riviste le storie di promesse non mantenute dell’atletica. Sogna una chiamata olimpica e un approccio definitivo al professionismo. Per agguantarli rinuncia a qualsiasi etica, iniziando a sperimentare nuove combinazioni farmacologiche che lo fanno correre meglio e vivere peggio. Chattando in internet si imbatte in Clara, giovane promessa non mantenuta del mezzofondo passata a studi umanistici. Scopre di avere con lei molte affinità. Decide di conoscerla, ma prima di incontrarsi Clara si toglie la vita. Quasi senza accorgersene, ma drasticamente, Claudio alza la testa. Comincia a farsi domande mentre corre. E a perdere terreno in pista.
ACIDO LATTICO - di Saverio Fattori - Gaffi Editore - 180 pagine - 11 euro

Commenti

Post popolari in questo blog

Bonatti, un grande italiano

Lacedelli, antieroe nella leggenda

Visini, il marciatore che si fermò a Bologna