Contare gli anni


 

E c’era la torta, con il numero degli anni,
e tutto quell’affetto intorno. Le sembrò
che fosse tutto vero, certamente
era tutto nuovo – del resto
aveva dato fuoco al passato
mettendoci dentro ogni cosa,
il male ricevuto
e il troppo male fatto,
le parole ingiuste per liberarsi
da ogni colpa, ma anche
certi germogli di bene
dimenticati per sempre.

Si fa sempre così, pensò, bisogna
passare semplicemente sopra a tutto,
e non voltarsi indietro. Non ricordò
se era la scena di un film, o magari
un consiglio rubato in reparto
durante il turno di notte, o ancora,
ecco, forse il passaggio meno ardito
di quel poeta da carta da cioccolatini.
Si fa sempre così, si strappa
e chi s’è visto s’è visto, e se poi
esce sangue da qualche cuore
più o meno grande,
amen, così è la vita.

Pensò così e sorrise, cercò gli occhi
di una figlia, cercò quello che gli sembrò
un abbraccio nuovo di zecca.
Almeno questo poteva mostrarlo al mondo,
si disse, e si fece anche bella
per quel momento. Chissà
se sarebbe arrivato, ma era il caso
di pensarlo, tanto
tutti i momenti passati erano resettati,
rimossi, certamente
irrecuperabili.

Forse buttò uno sguardo oltre il vetro,
distrattamente, ma tanto
non c’era nulla in strada, vuoto
anche il solito angolo.
E del resto c’era altro a cui pensare,
la torta si stava sciogliendo, l’amore
boh, l’amore bravo chi capisce come gira.
Mica si può sempre stare a riflettere,
finisce che il tempo si consuma.

Semplicemente, soffiò. Non si spense
al primo colpo, la candela, ma poi
tutto andò a posto.
Normale, come la vita.

(mt)


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