Ultimo esemplare conosciuto

 


Sono davvero lieto di essere qui
a parlare di poesia con voi,
perché vedete, io sono stato poeta,
è successo un po’ di tempo fa, ma ancora
ricordo come si faceva e tutto sommato
posso vivere di rendita e tenere banco
al vostro riuscitissimo evento,
almeno per tutta la serata.

Io lo so come si fa
a diventare poeti: basta credere
in qualche tipo di mondo altro,
non necessariamente popolato di santi,
o se proprio riesce difficile,
provare a comportarsi in questa vita
come se ce ne fossero infinite
da attraversare;
basta avere la giusta impostazione,
osservare dischi e ascoltare quadri
- o viceversa -
di artisti rigorosamente maledetti,
quelli che fanno di tutto
per staccare presto la spina, e diventano
intrattabili se falliscono, costretti a invecchiare.

Basta mettersi a sedere su una spiaggia
davanti all’oceano, o meglio ancora
su uno spuntone di roccia, per avere
una visione più completa
del prossimo tramonto.
Basta approfittare degli attimi di silenzio
tra un discorso e l’altro, e non è difficile
perché il vuoto ormai riempie ogni pensiero,
e al momento giusto piazzare
un colpo ben assestato,
la frase a effetto, la riflessione,
piegando appena la testa, fingendo
che tutta quella roba sia impegnativa,
con un’impercettibile vibrazione
del labbro superiore.

Basta impostare la voce e poi raccontare
qualche apocalisse immaginaria,
e poi sorprendere tutti assicurando
che è tutto uno scherzo, un po’
come l’invasione marziana di Orson Welles,
e registrare i respiri di sollievo
dei condannati alla morte peggiore,
questa banalità del vivere.

Insomma, davvero è un piacere
poter parlare ancora di poesia,
almeno finché ricordo qualcosa di preciso,
e tranquilli non importunerò le vostre donne,
non calpesterò i vostri prati curatissimi,
non finirò vestito di bianco nella vostra
piscina a forma di fetta di cocomero,
non attenterò alla vostra morale,
ditemi solo per favore dove posso
fare scorta di questi vol-au-vent
con la mousse di salmone, sono splendidi
come le vostre dissertazioni.
E insomma, fermo restando
che non c’è dubbio che Baudelaire per primo
abbia sciolto il legame tra poesia e metrica,
vi sarei grato se poteste versarmi
un altro calice, prima che le scorte finiscano.

(MT)



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