Teologismi



Così, dentro a questa chiesa di periferia,
piccolo scrigno di speranze inevase,
perdevo dalla valvola del cuore,
ascoltavo le tre donne velate
che snocciolavano avemarie
alla catena di montaggio del perdono.


Cercavo Dio
o qualcosa che gli somigliasse
ma non è per lui che scivolavano le lacrime.
Era per l’equilibrio precario,
per la rotta perduta, per il bisogno
di un porto sicuro
dopo tutta quella vita
nella tempesta.


Cercavo Dio
ma mi è bastato voltarmi,
perdermi in un paio di occhi,
più luminosi nella sera,
in un abbraccio commosso,
in un bacio così intenso
da sembrare rubato,
e lì c’erano tutte le risposte,
anzi, nemmeno più la voglia
di fare domande, nemmeno più
quel bisogno di capire.


Insomma, c’era scritto
chiaro, preciso,
che Dio non va cercato su un altare,
non serve riempire l’aria di cantilene,
anche se vale la pena lasciar fare
se aiuta a riempire
certe vite vuote da far paura.
Dio va cercato dentro a occhi così,
in una promessa, in una voglia,
in tutto quello che ci tiene vivi,
che scalda il cuore e nutre il desiderio.


Poi, se lo racconti si danno di gomito,
fanno il segno della croce, ti assegnano
un posto fisso nel girone dei bestemmiatori,
ma questo è,
Dio ama la vita, come te, come me,
e ti manda in terra certi angeli inaspettati
per chiederti di farne buon uso,
- che molto semplicemente
significa viverla
senza rimpianti –


(mt)

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