Sollevando la polvere


Sarà perché mi sento esiliato dentro queste lunghe, insolite ferie scelte "per non vedere nè capire", anche se vedo e capisco benissimo. Sarà perché ancor più mi sentirò allontanato da quella che è la parte più appassionata di un mestiere inseguito perché mi dava un'idea di libertà, povero sciocco e povero allocco che sono. Sarà perché la creatività e la voglia di mettersi in gioco con nuovi progetti cozza ogni giorno contro i numeri, la burocrazia, la grigia prospettiva di chi non sa colorare la vita, la legge dei tagli e dei ritagli.

Sarà per tutto questo che da una parete di libri è uscito fuori, una volta di più, Luciano Bianciardi. Con la sua vita agra, le sue "segretariette" dai tacchi rumorosi e dalla "e" larga ("Le mie lettere, dottàre!"), la sua disperata e lucida visione di un lavoro culturale che non si guida facilmente, e al cui timone arriva sempre gente che in qualche modo lo teme, o lo disprezza.
Luciano Bianciardi e quelle sue frasi che sono fresche oggi come quarantacinque anni fa. Mezzo secolo, per dire quanto fosse in anticipo sui tempi. E per questo, come tutti quelli che vivono in anticipo, in affanno nel vivere.


"Nei nostri mestieri è diverso, non ci sono metri di valutazione quantitativa. Come si misura la bravura di un prete, di un pubblicitario, di un PRM? Costoro né producono dal nulla, né trasformano. Non sono primari né secondari. Terziari sono e anzi oserei dire, se il marito della Billa non s'oppone, addirittura quartari. Non sono strumenti di produzione, e nemmeno cinghie di trasmissione. Sono lubrificante, al massimo. Sono vaselina pura.

In altre parole, a chi scelga una professione terziaria o quartaria occorrono doti e attitudini di tipo politico. La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo, ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere. Così la bontà di un uomo politco non si misura sul bene che riesce a fare agli altri, ma sulla rapidità con cui arriva al vertice e sul tempo che vi si mantiene. E la lotta politica, cioè la lotta per la conquista e la conservazione del potere, non è ormai più – apparenze a parte – fra stato e stato, tra fazione e fazione, ma interna allo stato, interna alla fazione.
Allo stesso modo, nelle professioni terziarie e quartarie, non esistendo alcuna visibile produzione di beni che funga da metro, il criterio sarà quello. Sei diventato vescovo? No? Allora vatti a riporre. La concorrenza? Che t'importa della concorrenza? L'importante è fare le scarpe al capufficio, al collega, a chi ti lavora accanto.

Il metodo del successo consiste in larga misura nel sollevamento della polvere. E' come certe ali al gioco del calcio, in serie C, che ai margini del campo, vicino alla bandierina, dribblano se medesime sei, sette volte, e mandano in visibilio il pubblico sprovveduto. Il gol non viene, ma intanto l'ala ha svolto, come suol dirsi, larga mole di lavoro. Così bisogna fare nelle aziende di tipo terziario e quartario, che oltre tutto non hanno nessun gol da segnare, nessuna meta da raggiungere".


Luciano Bianciardi, La Vita Agra, 1962

Commenti

Anonimo ha detto…
Tarozzi, resisti. Il tuo talento, le tue capacità saranno ricompensate
Anonimo ha detto…
Ma possono, i problemi del Domani (con la D maiuscola, nel senso di giornale) condizionare e rovinare la vita di una splendida coppia? Assolutamente no: dobbiamo dare, cari amici, una mano al Tarocci, alla signora Elisa (purché non faccia più multe...) e al prode Sgummo, giovanissima promessa del fondo azzurro a giudicare da come ha seguito con grande attenzione la sua prima mezzamaratona. Tutti dalla parte del Tarocci
Anonimo ha detto…
Resistere, resistere, resistere.
Anche per Sgummo, sia chiaro
Anonimo ha detto…
La vida loca
Caro Taralli, il dovere di un blogger è quello di intervenire almeno una volta al giorno sulle proprie elucubrazioni. A me sembra che tu trascuri un po' i tuoi lettori che, per quanto fedelissimi, alla lunga potrebbero anche stancarsi e cambiare testata. Pardon, blog

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