Caro Maestro
L'appuntamento sarebbe per oggi. 4 giugno 2008. Però Matteo non sembra aver intenzione di uscire, almeno per il momento. Lì dove sta, cullato dentro un mondo ancora sconosciuto (solo sensazioni di luci e ombre, musiche e suoni ovattati) evidentemente si trova benissimo. Aspettiamo.
Intanto, preso da mille domande simili (immagino) a quelle di qualunque potenziale genitore, ho un flash sulla mia prima educazione. Mamma e televisione. Proprio così, televisione, ma così diversa e distante da quella di oggi, non solo per evidenti motivi anagrafici.
Era una scatola a volte magica da cui uscivano anche programmi non frettolosi, superficiali, sciatti, volgarmente vuoti come quelli di oggi. A mettere insieme le parole io ho imparato con "Non è mai troppo tardi", la trasmissione del maestro Alberto Manzi. Fu un esperimento didattico meraviglioso, e naturalmente era rivolto agli adulti. Televisione scolastica nuova di zecca, innovativa nell'organizzazione e nel linguaggio. L'Unesco e l'Onu la premiarono come uno dei migliori programmi televisivi al mondo per la lotta all'analfabetismo. A me servì per incominciare: "Non è mai troppo presto"...
Era una scatola a volte magica da cui uscivano anche programmi non frettolosi, superficiali, sciatti, volgarmente vuoti come quelli di oggi. A mettere insieme le parole io ho imparato con "Non è mai troppo tardi", la trasmissione del maestro Alberto Manzi. Fu un esperimento didattico meraviglioso, e naturalmente era rivolto agli adulti. Televisione scolastica nuova di zecca, innovativa nell'organizzazione e nel linguaggio. L'Unesco e l'Onu la premiarono come uno dei migliori programmi televisivi al mondo per la lotta all'analfabetismo. A me servì per incominciare: "Non è mai troppo presto"...
Ho mantenuto vivo il ricordo di Alberto Manzi, dai tempi di quelle immagini in bianco e nero. Negli anni ho scoperto che quel "maestro buono" è stato molto di più. Educatore nelle carceri minorili nell'immediato dopoguerra. Laureato in biologia, nel 1955 approdò in Sudamerica per studiare un tipo di formica della foresta amazzonica, e lì scoprì invece la condizione dei contadini analfabeti, sfruttati, privati dei diritti. Tornò anno dopo anno in Perù e Bolivia, per insegnare a leggere e scrivere agli indios, fino a diventare un "sovversivo", e quindi un "indesiderato", per i potenti locali. Innovatore nella scuola, dove curava la formazione dei concetti attraverso la pratica e l'esperienza: nel '75 decise di non "classificare" i suoi alunni, perché "classificare significa impedire un armonioso sviluppo intelettivo". "Le ho provate tutte per cercare di trasformare questa benedetta scuola, nel rispetto del bambino, perché questo è il punto fondamentale".
Prima di andarsene a soli 73 anni, nel '97, fu per tre anni sindaco di Pitigliano, nel cuore antico della Maremma interna, quella che guarda il mare da lontano, dalla collina. Educatore anche su quella poltrona: "Occupare una posizione di comando è un'opportunità per essere utili, non uno squillo di tromba sulla propria presunzione".
"Non è mai troppo tardi": quarant'anni dopo, sarebbe bello che mio figlio accendesse la tv e ci trovasse dentro uno così.
Commenti
Se hai una macchina del tempo, però, puoi sempre portarci indietro.
Ma qui vogliamo festeggiare una nascita: Matteo che fa, si fa attendere? A meno che, in omaggio al papà, al suo lavoro e al suo attuale impiego non risponda sempre così.
'Allora, Matteo, vuoi uscire?'.
'Domani, papà, Domani'.
Battutaccia
Marco