C'è un uomo in cielo


Incredibile come un omino così piccolo (“piccino picciò”, mi avrebbe cantilenato la nonna...) sappia riempire una casa (intesa come “home”, non come “house”). Grazie a Matteo, che ancora non capisce il senso delle canzoncine di papà (che peraltro le inventa sul momento), ma già elargisce i primi sorrisi tra uno sbadiglio e un “grugno”, ho riaperto una vecchia edizione originale (la mia, di bambino) delle leggendarie “Filastrocche in Cielo e in Terra” di Gianni Rodari. Riscoprendo la genialità di un maestro. Di scuola e non solo: di vita, di civiltà, di lettere.
Le “favole a rovescio”, per dire:


Alla Formica
Chiedo scusa alla favola antica/se non mi piace l'avara formica./Io sto dalla parte della cicala/che il suo bel canto non vende, regala.
Il giornale dei gatti
I gatti hanno un giornale/con tutte le novità/e sull'ultima pagina/la “Piccola Pubblicità” // “Cercasi casa comoda/con poltrone fuori moda/non si accettano bambini/perché tirano la coda....”


O lo spettacolare salvataggio spaziale dell'idraulico di Paderno...

Un uomo in cielo
In rotta per Aldebaran/la vedetta gridò/ - Capitano, un uomo in cielo!/L'astronave si fermò/Fu ripescato il naufrago:/era un giovane idraulico/di Paderno Dugnano/caduto all'insù/dal balcone del terzo piano/in una notte di luna/per il peso della testa/troppo gonfia di sogni/Gli facemmo gran festa/rispose a ogni domanda/Dopo cena il nostromo/gli cedette la sua branda


Una volta esisteva (lo so, l'ho vissuto da bimbo) un mondo dove si cadeva all'insù per il peso dei sogni nella testa. E c'erano astronavi dello spazio col nostromo...
Quando lo racconterò a mio figlio, mi guarderà con un'occhiata di pacifica comprensione e mi chiederà i Gormiti.

Commenti

Anonimo ha detto…
Secondo me stai diventando troppo aulico (sarà per l'abuso di Aulin?). Mi spiego: troppe citazioni, troppa filosofia, troppi richiami. Difficile condividere discussioni, liti, pareri se, per arrivarci, bisogna consultare l'enciclopedia Treccani. Il Tarozzi che scrive su questo blog è lontano, molto lontano, da quello poetico, ma immediato, che nel 1997 vinceva il premio Tarozzi. E i lettori si domandano: perché?
Anonimo ha detto…
Ci ho riflettuto. In questo momento sei un po' come Virginia Woolf: ti sei chiuso nella tua torre d'avorio. Detto che Virginia Tarozzi stona un po' (molto meglio Marco Woolf) ti suggerirei di scrivere non solo per te stesso, ma per i tuoi lettori. Che ultimamente scarseggiano: perché?
Anonimo ha detto…
E' ufficiale: Marco Tarozzi ha perso la vena. Il motivo è molto semplice, ha appena finito di scrivere la favola più bella. Ci ha messo nove mesi, anche se il più, per dirla tutta, l'ha fatto la signora. Come si chiama la favola? Non l'avete ancora capito?
Beh, si tratta di un certo Matteo

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