Anniversario

 


(a JK, nato il 12 marzo, cent’anni fa)

Questo vino troppo dolce,
questo vino senza etichetta,
è per te,
Jean-Louis Lebris de Kérouac,
che hai camminato senza frontiere
sempre cercando le radici,
straniero e inquieto
ovunque ti portasse il vento,
incapace di fermarti, incapace
di trovare un angolo di quiete.

Questo vino senza speranza
è per te, Ti-Jean,
vecchio meraviglioso bretone
che tornavi sempre a cercare
gli occhi di tua madre,
dopo aver sfidato quel mondo
che ti faceva paura,
che ti schiacciava
giorno dopo giorno.

Questo vino di ultima
l’ho scelto apposta, credimi.
E’ proprio come quello
in cui ti smarrivi, cercando
una pace impossibile,
affetti improbabili, dolcezza
nella gente che andava di fretta.
Sapessi, niente è cambiato:
forse la gente di oggi corre
ancora più veloce, sa dimenticare
mille volte meglio di allora.

Brindo ai cent’anni esatti
dalla nascita del tuo animo sensibile,
perché è nella sensibilità
che si nasconde la vera poesia.
Ai tuoi cent’anni, e ai più di quaranta
da quando sei entrato di forza
nella mia testa, nel cuore,
parlandomi della strada e della vita,
dei tuoi vagabondi e del padre
che mai conoscemmo, dei deliri
nella capanna di Big Sur,
con quel tuo dito puntato
verso la bellezza e la fatica
dello scrivere,
verso la terra dove i racconti
riempiono ancora le notti,
viaggiano nel vento, camminano
con scarpe sfondate
verso il Magnifico Niente.

Ci voleva un centenario,
una roba così solenne
da lasciare spiazzati,
perché trovassi la forza
di dirti grazie. Ce ne vorranno
altri cento, chissà,
per ritrovarci a contemplare
tutto questo mistero
che hai riempito di parole.
Un niente che mai capiremo,
io e te, stanne certo
cuore grande.

(MT)


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