Notturno (20-08)
C’è un armadietto, quasi anonimo
tra gli altri, proprio lì
nella stanza in fondo al corridoio,
non lontano da quella
dove passi le notti
quando sei di guardia.
Ci sono le poche cose
che servono,
un pile viola pallido,
qualche foglio di servizio,
la busta aperta di una vecchia
raccomandata, le caramelle
morbide alla liquerizia, quelle
senza zucchero. Non c’è più
quel libro stampato e rilegato
alla meno peggio, pieno
di poesie che parlano
di te.
L’hai buttato,
perché i ricordi sono specchi
e adesso hai paura di fermarti,
non sei in vena di farti domande
e ti sembra sia la scelta migliore,
la vita giusta.
L’hai buttato, e non è
che avesse un valore assoluto,
ci hai perso meno di niente, solo
qualche foglio di carta.
Però non succederà più
che qualcuno scriva poesie
che inseguono i tuoi passi,
che ci metta dentro i tuoi occhi
e mille altre cose di te,
che stia lì immobile
a guardarti nella sera
mentre dici “nessuno, mai…”
Nessuno, è vero,
non lo farà più nessuno,
ma in fondo è solo carta
da riciclare, con dentro parole
apparentemente comuni,
parole comunque
da dimenticare
(mt)
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