Il freddo, come arriva, poi va via...
“Ieri sei stato felice?”
“Sai quanto dura, la felicità?”
“C’erano tutti i tuoi amici, la gente a cui vuoi bene, che crede in te”
“Sì, questo è vero. E’ il senso di quello che faccio. Lasciare un buon ricordo
di me”
“Come diceva Carver: essere amato su questa terra”
“E cercare di non cadere nelle trappole della vita. Sai quali sono?”
“Sono tante…”
“Sono poche, invece. La falsità. L’arroganza. L’incapacità di guardare negli
occhi quando si fa del male”
“Dai, che ci voleva una serata così”
“Questo è stato il lavoro più difficile. Fatto giorno dopo giorno con la fatica
addosso, col fiato corto. E la fatica non è nello scrivere, lo sai”
“Lo so. Scriveresti sui muri…”
“La fatica è nella vita. Negli angoli ciechi, dove ti aspetta chi ti vuole
pugnalare alle spalle. E’ vedere la gente cambiare, o peggio scoprire che è
esattamente come ti si mostra all’improvviso. Che ti ha sfruttato, che ha
giocato col tuo tempo…”
“E ieri sei uscito dalla tua fatica in mezzo a quasi trecento amici…”
“Bello, sì. Mi è venuta in mente quella canzone. Sai, ci sono momenti che anche
poche parole, scritte semplici, ti fanno il quadro esatto delle cose”
“Il freddo, come arriva, poi va via… Il tempo di inventarsi un’altra diavoleria…”
“Già. Dai, mettila su, ci sta adesso…”
“Eccola. Ci fai anche una dedica?”
“Boh… al Dottor Stranamore?”
“E sia. Al diavolo non si vende, si regala…”
“Ma sì. Che sia lui, poi, a girare rasentando i muri. Se mai è capace di
provare vergogna”
“Vabbè. Ascoltiamo, che è meglio…”
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