Prima del tramonto



“Allora, hai studiato l’uscita di scena?”
“Non c’è poi tanto da studiare, e se la studi vuol dire che non c’è niente di vero”
“Invece?”
“Invece voglio che sia tutto naturale. Essere quello che sono anche in quel momento. Soprattutto, non fare del male a nessuno”
“Già, ma non sempre ci si riesce”
“Vero. E’ complicato”
“Quindi? Come sarà?”
“Hai presente quei film dell’epopea del vecchio West, dove c’era il cavaliere solitario che se ne andava a cavallo, minuscolo nella prateria?”
“Sempre più lontano, fino a diventare un punto indistinto nel paesaggio…”
“Ecco. Così”
“Un’uscita triste”
“Non direi. Solitaria, forse. Ma alla fine, il destino è quello. Tornare ad essere soli, per quanto ci si sia sforzati di dare, di cercare”
“Cos’è, che avresti cercato?”
“Quel porto. Ma è molto di più. Io l’ho visto, l’ho trovato…”
“Allora, perché andarsene?”
“Perché la vita è complicata. O ce la complichiamo. Quando potremmo viverla, respirarla, spesso scappiamo via. O ci nascondiamo nelle cose banali”
“Non tutti possono vivere di avventura”
“Lo so. Non è colpa di nessuno”
“Così, ti perdi nella prateria?”
“Non del tutto. Un ricordo, qualcosa, resterà. Qualcosa ho fatto, almeno credo…”
“E a te, cosa resta?”
“Una ferita, uno strappo. Ma bisogna andare avanti, e la strada sarà impegnativa”
“Buona fortuna. Ne avrai bisogno”
“Non so nemmeno se la cercherò più. Ma grazie, comunque. E’ ora di partire…”

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