Il peggior sordo




E così c’era quest’uomo. Stava piantato in mezzo alla stanza ed era impossibile passare di lì senza farsi notare, senza che lui non se ne accorgesse.
Era sordo e cieco, pensavano tutti.
In realtà, la faccenda era un po’ diversa.
Perché lui era sordo per non voler sentire, e cieco perché gli interessava non vedere le cose intorno.
Così non chiedeva aiuto, né cercava di capire il mondo.
Delle persone non gli interessava capire il cuore, andare a fondo nei sentimenti. Erano lì e dovevano restarci, punto e basta.

Stava inchiodato in mezzo alla stanza.
E tutti si davano un gran daffare, per non fargli capire che era sordo e cieco.
E tutti vivevano in funzione della sua cecità, del suo non sentire.
Che era altro. Roba più semplice.
Era non ascoltare.

Così, muovendosi poco o niente, lui si mantenne integro.
Non aveva problemi, perché non cercava verità.
Aveva la sua, gli bastava.
Gli altri intorno continuarono ad invecchiare.
Si logorarono, cercando di adattare la propria vita ai suoi schemi.
Qualcuno provò anche a chiamarsi fuori, ma era troppo tardi. E il mondo ormai faceva troppa paura.
Qualcuno finì i suoi giorni senza averci nemmeno provato.
Dopo, fu il tempo dei rimpianti.
Non per lui. Lui era sordo e cieco, per tutti. E finì per convincersene a sua volta. In fondo, gli stava bene così.

(mt)

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