Rifugi

Faccio fatica, lo ammetto. Cerco rifugi. Cammino in mezzo a gente che mi spiega la vita, che mi spiega il mestiere, con cialtronesca semplicità. Sono stanco di Powerpoint, di ricerche di mercato, di consulenze esterne, di aree comunicazione che comunicano cazzate, di splendide cornici, di seguirà buffet, di eventi straordinari, di partecipazioni straordinarie, di interverrà l'assessore alle Delicate Incombenze, di noti cantautori, di bonomia petroniana, di candidati e convitati.
Scaletta delle news: crisi economica, pensionati che faticano a tirare a fine mese, moda italiana che non sente la crisi, famiglia disgraziata, attrice incapace che spiega perché sceglie solo film "di un cièrto spessooore", giustiziere della notte ripreso di spalle, moda italiana che adesso un po' la crisi la sente, sport e doping, sport e medaglie, sport e fanfare, sport e sdegno, bullismo, pupismo, servilismo.
Cerco rifugi. Leggo una poesia, per dire. Ne pubblicano ancora, udite udite.

Ecco, mi manca gente come Paolo Bertolani. Che scriveva nella sua lingua, muovendosi in quella striscia di terra che guarda il mare, lassù a Lerici.

En viro pe' sti boschi la nò gh'è
che sproposito da primavèa

e me ch'a son anca pu da me
adè ch'l'è séa

(In giro per questi boschi non c'è/ che lo sproposito della primavera/ e io che sono ancora più solo/ adesso che è sera)

Ne basterebbero poche, di parole...

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