Saltimbanchi

 


a G.C.

Ho visto
l’ispiratissimo poeta da social
declamare ad alta voce
con una benda sull’occhio,
un cappello da pirata dei Caraibi
e l’immancabile ghigno
acchiappalikes.

Lui ha capito il mestiere.
Si occupa di fallimenti quotidiani
gridando i suoi versi motivazionali.
“Tu sei”. “Tu vali”.
“La colpa è di chi non ti vede,
non ti percepisce”
. Insomma tu,
e ancora tu, e tu, tu, tu.

Questo gli viene chiesto. Nessuno
ha più il coraggio, il piacere
di camminare in silenzio nella vita,
bisogna pur colorare la banalità
che ci avvolge, renderla unica
ed entusiasmante.

Lui, il pirata, si destreggia
tra psicanalisi e rime sparse,
un babbo buono per menti irrisolte,
e si prepara alla prossima serata
sorseggiando capirinha allungato
con acqua di fogna. Ma poi, niente,
mi segnalano dalla regìa
che forse fingo sguardi distaccati
per mascherare invidia.

Nel dubbio
corro al bazar made in China
e mi compro un naso da clown
di un bel rosso sgargiante,
e poi mi agito un po’
tra capriole, guizzi e piroette,
peti e gramelot malriuscito.
Che tanto ormai le parole
lasciano il tempo che trovano.





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