Sull'argine

 

(…per chi resiste…)

Ho provato a piangere
per le cose di casa, inzuppate
nel fango. Per il lavoro
che muore affogato
nell’acqua stagnante.
Per quella luna che osserva
come nulla fosse, il richiamo
del cane del vicino
che non sento più.

Sarà stata la rabbia,
ma non mi usciva niente.
Solo il respiro spezzato
dall’angoscia, l’affanno
del rialzarsi. E poi quel sonno
inspiegabilmente calmo,
non ancora infestato
dagli incubi.

E’ stato quando ho visto
quella scatola fradicia
con dentro troppe foto perdute.
Mia madre, la casa in collina
dei nonni, la mano del maestro
sulla mia spalla, la mia faccia
spavalda sul primo Cambridge.
Macchie scure
a mangiarsi il bianco e nero,
volti e sorrisi svaniti, tutta
la memoria di me.
L’attimo in cui ho capito
che non ci sono più.

(mt)

24 maggio 2023


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