Ripassare dalle parti del cuore

 


“Ricordare: dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore”.

Così scriveva Eduardo Galeano, e così è.
Per questo è giusto non dimenticare gli attimi, i momenti, i volti, le espressioni, i gesti. Per tornare a camminare su certi sentieri, per muovere foglie e far scricchiolare ciottoli di pietra, in modo che il cuore si risvegli.
E’ importante, tenere acceso il cuore.

Certo, dimenticare è più facile. Molto più facile.
Dimenticare è meno impegnativo.
Ci riescono bene quelli che in qualunque storia, passione, avventura si sono gettati ascoltando soprattutto sé stessi. e fino alla fine hanno pensato a sé stessi. Dicono “io ho fatto”, “io ho detto”, “io ho sentito questo”, “io ho provato disagio e dolore”.
Non dicono mai “tu, come stai?”. Se lo dicono, è per buttare lì qualche parola di circostanza.
Ma il contrappasso è che loro, proprio loro, il cuore non lo sentono più. E’ freddo, rimpicciolito, inanimato.

Dimenticare vuol dire spegnere tutte le luci del cuore.
Abbassare le tapparelle, uscire e dare qualche mandata di chiave.
Lasciarlo vuoto, anche quando si pensa di averlo bello pieno.
Lasciarlo disabitato.


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