Incrocio

 


Ho incrociato la Femmina Fatale
tutta di bianco vestita.
Attraversava il Grande Fiume
là dove il traffico si innervosisce
all’ora del rientro da scuola,
e lei più nervosa, quell’espressione
che da qualche tempo la rende diversa,
così sicura del suo niente.

Ho incrociato la Fata Smemorina,
solita grande cura per l’aspetto esteriore
- a un passo dal prossimo selfie -
La fretta di sempre di nascondere,
di rimuovere, di cancellare,
così l’anima è bella vuota,
pronta per la prossima avventura,
per le prossime pietose bugie.

Ho incrociato Lingua Biforcuta
nell’esercizio delle sue banali funzioni:
trasformarsi in ape regina,
farsi guardare, farsi certamente toccare,
fregandosene del vecchio poeta ubriacone
che lo scrisse a chiare lettere: chiunque
può baciarti la pelle, pochi
possono baciarti l’anima.

Ho incrociato uno sguardo cazzuto,
ma - chiedo perdono - mi è parso cazzone:
di chi crede di aver capito la vita,
di chi dà giudizi e non si giudica.
Due strade: cambiare in fretta
la strizzacervelli di fiducia, che poi
dalle parti di via dei Mille è pure scomoda;
oppure avanti così, felice di tutto il vuoto
da cui si lascia avvolgere.


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