Vitto, l'uomo che sussurra alle moto
Riparte la stagione del Mondiale MotoGP. Vigilia di previsioni, supposizioni, celebrazioni. Mi piace l'idea di annotarmi l'appuntamento raccontando di qualcuno che, dietro le quinte, ha fatto un cambiamento epocale. Da collaudatore a team manager. Mica in un team satellite. Alla Ducati. Dove ci sono attese, speranze, anche pressioni. Praticamente, tirato giù dalla moto. Se ce la faranno, con uno come Vittoriano Guareschi. Lui va dritto per la sua strada, si porta anche dietro scarpe da running e bici sui circuiti, "perché non hanno un metro in piano, sai che allenamento..."
Vittoriano Guareschi, da collaudatore di punta a team manager Ducati in MotoGP. Un bel cambio di prospettive.
"L’ho presa con molta serenità. Non nego di aver avuto dubbi, grossi dubbi, quando Filippo Preziosi mi ha fatto la proposta. Ma mi fido di chi mi ha messo in questo posto, forse anche più che delle mie sensazioni. Certo, le cose adesso sono un po’ cambiate: prima dovevo parlare soltanto con la moto, era decisamente più facile".
Non pensavamo avesse problemi con le public relations.
"Non ne ho, infatti. Anche perché in questo compito non sono certo abbandonato a me stesso. Si era già deciso di strutturare il settore in questo modo, anche se Livio Suppo fosse rimasto. Partito lui, accanto a me c’è Alessandro Cicognani. Io vivrò più dentro ai box, lui si occuperà delle relazioni esterne, soprattutto. In queste cose è molto più bravo di me".
Lei sarà più impegnato nelle questioni tecniche.
"Intanto Alessandro è il responsabile del progetto MotoGP. Io, in Ducati Marlboro, avrò a che fare con i piloti, coi meccanici, terrò i contatti con i collaboratori tecnici. Mi viene più naturale. Lo facevo già anche prima, in pista, con la moto".
Però ora dovrà scendere di sella più spesso.
"Probabilmente sì, anche se con l’infortunio di Battaini, il nostro collaudatore, per il momento non è successo. Ci salirò molto meno di prima, ma non smetterò di farlo. Rimanere sul pezzo è fondamentale. Così, quando i piloti parlano coi tecnici di un problema io so di cosa stanno parlando. Ed è più semplice trasferire a Preziosi e a chi lavora da Bologna le loro impressioni".
Come si rapporta ai suoi piloti?
"Non interferisco quando parlano con gli ingegneri di pista. Loro sanno cosa fare. Ma il background che mi porto dietro è importante, per capire le cose in fretta. Un ingegnere non sa esattamente cosa sente un pilota sotto il culo quando la moto "pompa". Io sì".
È vero che sarà, per scelta, un team manager senza ufficio?
"È andata così. Mi hanno chiesto se lo volevo, a Borgo Panigale, ed ho risposto che il mio ufficio è in pista, dentro al box. Quello è il mio habitat naturale. Vengo in Ducati due o tre volte a settimana, mi basta per sistemare le cose. Il mio lavoro è vicino alle moto, non a una scrivania. Resto un pezzo dell’ingranaggio".
Il Mondiale MotoGp parte l’11 aprile. I valori in campo restano quelli della passata stagione?
"Davanti a tutti vedo Rossi e Stoner. Casey mi è sembrato molto tranquillo, nei test invernali. È sereno, segno che si sta divertendo. E poi c’è Pedrosa, certo, che non è in forma ma la troverà presto, e c’è Lorenzo che deve recuperare dall’infortunio".
I soliti quattro, insomma.
"Sono quattro fenomeni, e lo dimostreranno ancora. Ma il pacchetto-piloti si è concentrato parecchio. Adesso dal primo all’ultimo ci sono due secondi. Significa che vanno tutti più forte".
Che fa, non crede al fenomeno Ben Spies?
"Lui va forte, su questo non si discute. E ha la faccia dura per affrontare le novità senza timori, come ha dimostrato la scorsa stagione in Superbike. Ma aspetterei l’inizio della stagione per fare i primi conti. Non riesco a vederlo subito lì, tra i primi. In MotoGP dovrà fare i conti con pressioni che in Superbike non esistevano. Quelle dei media, delle case, degli sponsor. Psicologicamente è più pesante. Ma arriverà, di questo sono certo".
Altri nomi da non sottovalutare?
"L’ho detto, ci sarà bagarre, sarà un campionato molto duro. Per esempio, starei attento a Dovizioso. Nei test con la Repsol Honda è andato forte, anche più dello stesso Pedrosa. Non mi stupirei se fosse il quinto di quel gruppetto là davanti".
Stoner è un talento, ma la Desmosedici lo sta assecondando?
"La nostra moto va sempre meglio, ed è più facile da portare rispetto a un anno fa. Lo dimostra la continuità di Hayden, che l’anno scorso faceva fatica a trovare i giusti equilibri. Abbiamo guadagnato qualcosa col mezzo, e in più c’è un Casey bello carico".
Proprio lui ha voluto che lei non scendesse definitivamente dalla moto.
"Ci vede giusto, il ragazzo... Scherzi a parte, gli impegni saranno pressanti ma ci salirò ogni volta che potrò. Perché alle passioni non rinuncio, e perché credo possa aiutarci tutti".
Uno sincero, genuino. Uno che sorride sempre. Spero che inizi una stagione felice anche per lui.
Ecco quel che mi ha raccontato qualche giorno fa, quando l'ho intervistato per il quotidiano in cui lavoro.
L'UOMO CHE SUSSURRA ALLE MOTO
di Marco Tarozzi
Vittoriano Guareschi, da collaudatore di punta a team manager Ducati in MotoGP. Un bel cambio di prospettive.
"L’ho presa con molta serenità. Non nego di aver avuto dubbi, grossi dubbi, quando Filippo Preziosi mi ha fatto la proposta. Ma mi fido di chi mi ha messo in questo posto, forse anche più che delle mie sensazioni. Certo, le cose adesso sono un po’ cambiate: prima dovevo parlare soltanto con la moto, era decisamente più facile".
Non pensavamo avesse problemi con le public relations.
"Non ne ho, infatti. Anche perché in questo compito non sono certo abbandonato a me stesso. Si era già deciso di strutturare il settore in questo modo, anche se Livio Suppo fosse rimasto. Partito lui, accanto a me c’è Alessandro Cicognani. Io vivrò più dentro ai box, lui si occuperà delle relazioni esterne, soprattutto. In queste cose è molto più bravo di me".
Lei sarà più impegnato nelle questioni tecniche.
"Intanto Alessandro è il responsabile del progetto MotoGP. Io, in Ducati Marlboro, avrò a che fare con i piloti, coi meccanici, terrò i contatti con i collaboratori tecnici. Mi viene più naturale. Lo facevo già anche prima, in pista, con la moto".
Però ora dovrà scendere di sella più spesso.
"Probabilmente sì, anche se con l’infortunio di Battaini, il nostro collaudatore, per il momento non è successo. Ci salirò molto meno di prima, ma non smetterò di farlo. Rimanere sul pezzo è fondamentale. Così, quando i piloti parlano coi tecnici di un problema io so di cosa stanno parlando. Ed è più semplice trasferire a Preziosi e a chi lavora da Bologna le loro impressioni".
Come si rapporta ai suoi piloti?
"Non interferisco quando parlano con gli ingegneri di pista. Loro sanno cosa fare. Ma il background che mi porto dietro è importante, per capire le cose in fretta. Un ingegnere non sa esattamente cosa sente un pilota sotto il culo quando la moto "pompa". Io sì".
È vero che sarà, per scelta, un team manager senza ufficio?
"È andata così. Mi hanno chiesto se lo volevo, a Borgo Panigale, ed ho risposto che il mio ufficio è in pista, dentro al box. Quello è il mio habitat naturale. Vengo in Ducati due o tre volte a settimana, mi basta per sistemare le cose. Il mio lavoro è vicino alle moto, non a una scrivania. Resto un pezzo dell’ingranaggio".
Il Mondiale MotoGp parte l’11 aprile. I valori in campo restano quelli della passata stagione?
"Davanti a tutti vedo Rossi e Stoner. Casey mi è sembrato molto tranquillo, nei test invernali. È sereno, segno che si sta divertendo. E poi c’è Pedrosa, certo, che non è in forma ma la troverà presto, e c’è Lorenzo che deve recuperare dall’infortunio".
I soliti quattro, insomma.
"Sono quattro fenomeni, e lo dimostreranno ancora. Ma il pacchetto-piloti si è concentrato parecchio. Adesso dal primo all’ultimo ci sono due secondi. Significa che vanno tutti più forte".
Che fa, non crede al fenomeno Ben Spies?
"Lui va forte, su questo non si discute. E ha la faccia dura per affrontare le novità senza timori, come ha dimostrato la scorsa stagione in Superbike. Ma aspetterei l’inizio della stagione per fare i primi conti. Non riesco a vederlo subito lì, tra i primi. In MotoGP dovrà fare i conti con pressioni che in Superbike non esistevano. Quelle dei media, delle case, degli sponsor. Psicologicamente è più pesante. Ma arriverà, di questo sono certo".
Altri nomi da non sottovalutare?
"L’ho detto, ci sarà bagarre, sarà un campionato molto duro. Per esempio, starei attento a Dovizioso. Nei test con la Repsol Honda è andato forte, anche più dello stesso Pedrosa. Non mi stupirei se fosse il quinto di quel gruppetto là davanti".
Stoner è un talento, ma la Desmosedici lo sta assecondando?
"La nostra moto va sempre meglio, ed è più facile da portare rispetto a un anno fa. Lo dimostra la continuità di Hayden, che l’anno scorso faceva fatica a trovare i giusti equilibri. Abbiamo guadagnato qualcosa col mezzo, e in più c’è un Casey bello carico".
Proprio lui ha voluto che lei non scendesse definitivamente dalla moto.
"Ci vede giusto, il ragazzo... Scherzi a parte, gli impegni saranno pressanti ma ci salirò ogni volta che potrò. Perché alle passioni non rinuncio, e perché credo possa aiutarci tutti".
VITTORIANO GUARESCHI è nato a Parma il 19 giugno 1971. Ha iniziato a correre a 17 anni nel Campionato Sport Production, e nel 1996 ha debuttato in campo internazionale con l’Europeo Supersport. Nel ‘97 e nel ‘98 ha collezionato due secondi posti nel Mondiale Supersport, dietro rispettivamente a Casoli e Pirovano. Ha disputato due stagioni nel Mondiale Superbike con la Yamaha, collezionando 49 gran premi e due podii. Nell’aprile 2001 è stato ingaggiato da Ducati come collaudatore ufficiale, e da allora a tutto il 2009 ha sviluppato tutte le moto racing della casa di Borgo Panigale, lavorando al progetto Desmosedici MotoGP fin dai primi test sulla pista di Landoux, nel maggio 2002. Da questa stagione è il nuovo Team manager di Ducati Marlboro in MotoGP.
(da L'Informazione di Bologna)
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