I baccelloni, gli ultracorpi, gli ectoplasmi


... No, è brutto concludere così, ma vedere gente non serve a nulla e anzi è una perdita di tempo. E poi mi sono accorto che andando in centro trovi sì qualche conoscenza, ma ti accorgi subito che la tua conoscenza è un fatto puramente ottico. Non trovi le persone, ma soltanto la loro immagine, il loro spettro, trovi i baccelloni, gli ultracorpi, gli ectoplasmi. Nei primi mesi dal loro arrivo in città forse no, forse resistono e hanno ancora una consistenza fisica, ma basta un mezzo anno perché si vuotino dentro, perdano linfa e sangue, diventino gusci. Scivolano sul marciapiede rapidi e senza rumore, si fermano appena al saluto, con un sorriso scialbo (e anche all'esterno, se guardi bene, sono già un poco diversi, cioè impinguati e sbiancati).
Dicono: "Scusa ho premura, ho una commissione, scappo" e subito scappano, davvero riscivolando taciti sul marciapiede. Al massimo arriveranno a dirti, stringendoti la mano perché tu gliela porgi, proprio per sentire se ci sono in carne e ossa o se invece è soltanto un'immaginazione tua, o un fantasma, al massimo ti dicono: "Fatti vedere".

Dentro le ditte è la stessa cosa: uno che magari al mattino ti ha teletafanato per il lavoro, lì pare sorpreso che tu arrivi proprio col lavoro che ti aveva chiesto al mattino. Sorpreso, stanco e un poco seccato, perché la tua presenza, adesso, è un assillo, un tafano per lui. Prende il lavoro, lo guarda dubbioso, dice vedremo e lo mette in un cassetto, e poi ha da fare, e così io me ne vado. Me ne vado volentieri perché dentro le ditte c'è odore di morto, aria di chiuso, stanchezza, ma non stanchezza abbandonata, anzi scattante, attiva, febbrile, come quando ti senti arrivare in corpo l'influenza.

Non vedi l'ora d'essere per strada, dove almeno la gente che passa non la conosci affatto, a parte quei gusci che dicono: "Fatti vedere". Ma che cosa volete vedere, che cosa volete, voi ectoplasmi?

Luciano Bianciardi. "La Vita Agra"

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