Lo spirito del Barone


di Marco Tarozzi

E' paradossale che tutto questo succeda adesso. Che una festa (non una qualunque: quella del mito assoluto, del campione che ha dato vita allo “spirito dell’Aquila”) sia andata in scena di questi tempi, di musi lunghi e di incertezza sul futuro. Eppure succede, ed è giusto così. In casa Fortitudo, da tempo, si guarda una partita pensando a tutto quello che le gira intorno, e restare concentrati è un’impresa (per questo, Finelli e la sua truppa meritano una standing ovation a prescindere, per come stanno cercando di isolarsi dal "tutto intorno" che incombe). Ma stavolta, dopo la sirena, è arrivato il tempo degli applausi. Per il “Barone”, per il leggendario Gary Schull, la cui canotta numero 13 è diventata “intoccabile”, davanti agli occhi della moglie Debbie e del figlio Garrett Walter, che hanno attraversato apposta l'oceano per esserci. E a quelli di tanti che ne hanno condiviso i giorni magici di un altro basket. Lino Bruni, che tanto si è speso perché questo momento arrivasse. E poi Angelini, Sgarzi, Calamai, Petroncini, la famiglia di Beppe Lamberti. E dirigenti storici come Parisini e Palumbi, e Maurizio Ferro che del Barone fu “ragazzo della borsa”, nei tempi in cui si consumava il mito intorno a piazza Azzarita.
È paradossale, ma ha senso. Merita un applauso infinito, appassionato. Qualunque sia il domani. Poi, magari, lassù il “Barone” ci metterà qualche parola giusta, per raddrizzare il destino alla sua Fortitudo. Lui, in fondo, è sempre stato l'uomo dei miracoli, quando lottava e sudava nel nome dell'Aquila

L'Informazione di Bologna, 26 aprile 2010

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