Bianciardi, mezzo secolo in anticipo


E' aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale e cumulativo e procapite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze-squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al Giro d'Italia.

Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie. Il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda.

A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera.

Io mi oppongo.


Luciano Bianciardi, "La Vita Agra"

Commenti

Anonimo ha detto…
Aveva già visto anche la disastrosa fine della "sinistra".
Io mi son fatto l'idea che sia morto di tristezza.

Giorgio

OT: ho letto Correre di Echenoz ed è stata una delusione. Vabbè.
marco tarozzi ha detto…
Hai perfettamente ragione, Giorgio. Tristezza è la parola giusta, più di disperazione o abbandono. Senso di impotenza nell'osservare la deriva della società dell'apparire.

Echenoz è piaciuto poco anche a me. Su Zatopek, molto meglio "L'uomo che cammina come noi", solo che lo trovai anni fa su una bancarella dell'usato, credo che oggi sia introvabile. Come non mi è piaciuto "L'arte di correre" di Murakami. Praticamente, è il diario quitoidiano di un podista, come potrebbe farlo chiunque. Da Murakami mi aspettavo altro...
Marius ha detto…
Per restare a Bianciardi:

"Il fuori gioco mi sta antipatico, come tutte le regole che limitano la libertà di movimento e di parcheggio".

"Il divorzio, di qualinque tipo, è un rattoppo su qualcosa di finito male. La battaglia per il divorzio è una battaglia di retrovia. Occorre battersi contro il matrimonio".

"Se vogliamo che le cose cambino, occorre occupare le banche e far saltare la televisione. Non c'è altra possibile soluzione rivoluzionaria".

(Luciano Bianciardi, "Il fuorigioco mi sta antipatico", Stampa Alternativa)

PS: da leggere tutto d'un fiato: "Vita agra di un anarchico" di Pino Corrias.

marius

Post popolari in questo blog

Bonatti, un grande italiano

Lacedelli, antieroe nella leggenda

Visini, il marciatore che si fermò a Bologna