Gigi, il numero sette


Era il numero sette. Lo portavo sulla schiena, nel campo di via Cellini, tra la tangenziale ancora nuova e il “grattacielo”, perché l'avevo visto addosso a lui. Perché ne avevo sette, di anni, quando la notizia della sua fine mi piombò addosso dalla tv, e mi scosse perché i bambini credono sempre che gli eroi siano immortali. Era il numero sette, e su quel campetto non l'ho onorato perché il fiato era lungo ma i piedi così così.
Lui sì, li aveva i piedi buoni. E l'animo di un poeta. Uno diverso dal gruppo, diverso nel raccontarsi e nell'esprimersi, diverso nel talento e nella creatività.
Era il numero sette. Gigi Meroni.
Il Best italiano, lo definirono. Ma lui non ebbe mai bisogno di fiumi di alcol per esprimere la sua non convenzionalità. Anzi, da questo punto di vista la sua fu una vita normale. Solo troppo breve.
Una vita da bravo ragazzo. Però geniale. Dentro e fuori dal campo. Capelli lunghi, stile beat (e Nicolò Carosio che commentava “tagliali, Gigi, o non vedi il pallone...”), disegnatore in proprio degli abiti stravaganti che indossava, calzettoni arrotolati alla caviglia, baffo spavaldo e barba spesso incolta, pittore autodidatta e coinvolgente, un amore profondo in grado di sfidare il perbenismo e le convenzioni. Per Cristiana, la ragazza trovata per magìa dietro il bancone di un tiro a segno, al luna-park. E poi, piccoli gesti di sfida per mascherare la timidezza di fondo.
In campo, un dio. Che faceva innamorare il pallone e i tifosi. Ma non rinunciava a sé stesso, ai suoi principi. Mondino Fabbri lo chiamò in Nazionale B e gli chiese di darsi una sistemata ai capelli. Rifiutò. “E' un attentato alla vita privata. Non è questione di capelli o gusti musicali. E' questione di libertà”.
Lo capì bene Gianni Brera, che pure lo aveva sistemato nella categoria degli abatini, belli e non sempre utili, insieme a Rivera. Scrisse di lui, quando se ne andò: “Tu eri giovane e puro abbastanza per non dimenticarti di essere vero pure nelle stranezze”.
Il numero sette della mia memoria. Gigi Meroni.

Gigi Meroni, Como 24 febbraio 1943-Torino 15 ottobre 1967

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