Dai monti
Anna, questa sera c’è la festa del paese. Io già ti vedo che balli sull’aia, con zio Alfredo che suona l’organino e i vecchi che sono rimasti di guardia a quelle poche cose, laggiù. Ti vedo col vestito bianco a fiori, che provi a sorridere con quegli occhi neri che mi incantano da sempre. Anna, qui in montagna la sera fa freddo, ma non è tanto quello, né questo vivere come bestie braccate. E’ la paura, che sai, io ce l’ho addosso come tutti. Qui nessuno si sente un eroe: ogni folata di vento ogni sussurro del lupo mette un brivido, finché non siamo certi che non ci sia dietro una trappola, una vigliaccheria di uomini. Anna, giù in paese la musica è diversa, non mi piace la gente che sì è messa a dirigerla. E a loro non piacciono quelli come me, che vogliono continuare a pensare con la loro testa. Lo sanno bene che per imprigionare un popolo si comincia sempre dal pensiero. Anna, sono quassù per questo. Perché tu domani possa ballare nell’aia ...