Un secolo, oggi
Cento anni oggi.
Ti avevo già letto da ragazzo e non lo sapevo. Perché tutto quello Steinbeck,
il primo che mi aveva fatto innamorare della letteratura americana e delle
giornate perse dentro ai libri, lo avevi tradotto tu. E poi Miller, Faulkner,
tante cose che già avevo in casa, grazie a mio padre.
Più tradi, è arrivata la tempesta perfetta: “La vita agra”. L’ho riletto in
questi giorni, per la “esima ed esima volta”, e non invecchierà mai. Perché tu eri
arrivato prima, molto prima. Avevi capito in anticipo in che baratro ci saremmo
andati a buttare, ballando dietro ai pifferai magici.
Che anno, il 1922. Pieno di gente che amo. Ti Jean
Kerouac, che ho addosso da sempre. Pasolini, Fenoglio, Manganelli. E poi
Gassman e Tognazzi. E poi Enrico.
E Luciano Bianciardi, oggi un secolo esatto. Che ha portato addosso tutta la
fatica del mestiere. E lo ha raccontato lucidamente, meravigliosamente.
“Nel nostro mestiere invece occorre
staccarli bene da terra, i piedi, bisogna muoversi, scarpinare, scattare e fare
polvere, una nube di polvere possibilmente, e poi nascondercisi dentro”.
Luciano Bianciardi, “La vita agra”
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