Questo giorno, o un altro giorno
Ieri era il tuo giorno. Lo sai bene che non dimentico,
che ti ho pensato non so quante volte, mentre si faceva notte. E’ che non mi
andava di dare troppo risalto alla ricorrenza, lo sai come sono fatto.
Preferisco dirtelo oggi, che sei sempre qui. E ripetertelo domani, magari, e
ancora nei giorni che verranno uno dopo l’altro.
Del resto, come vanno le cose qui lo sai. Tuo nipote ha già undici anni, e questo conto purtroppo ti riuscirà sempre, perché te ne sei andato otto giorni dopo che era nato. L’unica volta che l’hai visto aveva tre giorni, ma già si vedeva che tutto sommato quello del nonno sarebbe stato un mestiere nelle tue corde. Chi l’avrebbe detto, eh? E’ andata così, ma quella lettera che gli lasciasti, e che trovai per caso tra le tue carte, gli ha fatto capire chi era Giuliano.
“El mesté l’è el mesté”, come direbbe Beppe Viola. Ultimamente, non precisamente quello per cui mi sono speso, che sembra di stare dentro un frullatore. Ma sai come vanno le cose, “a volte sei tu che mangi l’orso e a volte è l’orso che mangia te”, sempre per fare citazioni. Però la mattina mi alzo, mi guardo allo specchio e vedo uno che non ha mai tradito nessuno, e con nessuno è sceso a patti. Quello che mi avevi insegnato, quello che volevi diventassi. Dunque, nel complesso direi che non ho tradito neppure te.
Alla fine, sai cosa c’è? Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito molto diverso da te, non lontano ma diverso, e più vado avanti più mi rendo conto che invece siamo proprio uguali. Io sono quello che sei stato, ogni giorno di più. E anche quando vorrei essere diverso, finisce sempre che devo dirti grazie.
Alla prossima, allora. Che sarà domani, o dopo. O tra qualche minuto. Ma insomma, non me lo ero dimenticato il tuo compleanno. Prendimi come sono, che tanto sarò così fino in fondo.
Del resto, come vanno le cose qui lo sai. Tuo nipote ha già undici anni, e questo conto purtroppo ti riuscirà sempre, perché te ne sei andato otto giorni dopo che era nato. L’unica volta che l’hai visto aveva tre giorni, ma già si vedeva che tutto sommato quello del nonno sarebbe stato un mestiere nelle tue corde. Chi l’avrebbe detto, eh? E’ andata così, ma quella lettera che gli lasciasti, e che trovai per caso tra le tue carte, gli ha fatto capire chi era Giuliano.
“El mesté l’è el mesté”, come direbbe Beppe Viola. Ultimamente, non precisamente quello per cui mi sono speso, che sembra di stare dentro un frullatore. Ma sai come vanno le cose, “a volte sei tu che mangi l’orso e a volte è l’orso che mangia te”, sempre per fare citazioni. Però la mattina mi alzo, mi guardo allo specchio e vedo uno che non ha mai tradito nessuno, e con nessuno è sceso a patti. Quello che mi avevi insegnato, quello che volevi diventassi. Dunque, nel complesso direi che non ho tradito neppure te.
Alla fine, sai cosa c’è? Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito molto diverso da te, non lontano ma diverso, e più vado avanti più mi rendo conto che invece siamo proprio uguali. Io sono quello che sei stato, ogni giorno di più. E anche quando vorrei essere diverso, finisce sempre che devo dirti grazie.
Alla prossima, allora. Che sarà domani, o dopo. O tra qualche minuto. Ma insomma, non me lo ero dimenticato il tuo compleanno. Prendimi come sono, che tanto sarò così fino in fondo.
Commenti