Storie di San Patrizio - Il Carrowmena e quei palloni perduti nell'oceano





L’ultima partita, domenica scorsa, l’hanno persa 5-0. Ma non è questo, il problema. Sono le spese per i palloni, a preoccupare. Anche se ne vale la pena, perché un campo così, dicono orgogliosi, non ce l’ha nessuno al mondo. Lo hanno spianato un chilometro più in là del paese. Da Carrowmenagh prendi la strada stretta che finisce sulla spiaggia di Tremone, affacciata a nord sull’Atlantico. Derry è laggiù, a tre quarti d’ora di macchina. Ma qui sembra già un altro mondo. Qui è il Donegal, dove la gente ti incontra e ti saluta con un movimento secco della testa, che sembra una specie di scatto nervoso. Invece è fratellanza, condivisione. Carowmenagh, in celtico Ceathrú Meánach, faceva circa centrotrenta abitanti al censimento di un secolo fa. Poi hanno smesso di contarsi. Si incontrano alle feste di paese, in chiesa, in questo fazzoletto d’erba che chiamano stadio. E a occhio e croce fanno il conto di chi c’è e di chi è partito.

Mettere su una squadra, fatta di locali, è un’impresa. Ma vale la pena esserci. Provare le ripartenze mentre il sole tramonta sull’oceano è felicità pura. Uno spettacolo. Chiedeteglielo, se non ci credete, a quelli del Carrowmena Football Club. Colori sociali rosso e blu, tra l’altro. In campo nella Inishowen Football League, raccogliendo briciole di gloria e qualche rovescio, come succede nella vita.


 

Bene così, non fosse per i palloni. Perché ogni tanto, soprattutto quando i terzini spazzano via per liberare l’area, prendono quella parabola che supera il campo dove pascolano le pecore di Mc Gonagle, dovrebbero essere le sue, quelle con la chiazza blu, e si infilano dritti nell’acqua gelata. E non sarebbe neanche il freddo, ma è la corrente che li porta via senza lasciare il tempo di organizzare il recupero. Il mister lo dice sempre: bisognerà imparare a rinviare con metodo, perché ci sono gli avversari, d’accordo, ma c’è anche un budget da rispettare.
Domenica le hanno prese in casa dal Redcastle United. Cinque pere, e non c’era neanche il tramonto da ammirare. Quarta sconfitta di fila. Succede, e del resto ai primi di febbraio ne avevano rifilate sette, a zero, agli Aileach Youths. A volte sei tu che mangi l’orso, a volte è l’orso che mangia te, direbbe il Drugo. Proprio come la vita. Qualche gol, qualche palla che finisce nell’oceano.
Quello che conta è che prima o poi tramonti il sole. Che qui è una cosa speciale.
 

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