E non ce ne siamo neanche accorti



Io ti racconto lo squallore di una vita vissuta a ore,
di gente che non sa più far l'amore.
Ti dico la malinconia di vivere in periferia,
del tempo grigio che ci porta via.
Io ti racconto la mia vita, il mio passato, il mio presente,
anche se a te, lo so, non importa niente.
Io ti racconto settimane, fatte di angosce più che umane,
vita e tormenti di persone strane.
E di domeniche feroci passate ad ascoltar le voci,
di amici reclutati in pizzeria.
Io ti racconto tanta gente che vive e non capisce niente
alla ricerca di un po' d'allegria.

Io ti racconto il carnevale, la festa che finisce male,
le falsità di una città industriale.
Io ti racconto il sogno strano di inseguire con la mano
un orizzonte sempre più lontano.
Io ti racconto la nevrosi di vivere con gli occhi chiusi,
alla ricerca di una compagnia.


Ti dico la disperazione di chi non trova l'occasione
per consumarsi un giorno da leone.
Di chi trascina la sua vita, in una mediocrità infinita
con quattro soldi stretti tra le dita.
Io ti racconto la pazzia che si compra in chiesa o in drogheria,
un po' di vino, un po' di religione.

Ma tu che ascolti una canzone, lo sai che cos'è una prigione?
Lo sai a che cosa serve una stazione?
Lo sai che cosa è una guerra? E quante ce ne sono in terra?
E a cosa può servire una chitarra?
Lo sai che siamo tutti morti e non ce ne siamo neanche accorti,
e continuiamo a dire e così sia.
(Claudio Lolli)
 

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