I novant'anni del Maestro Lodi


Magari avete voglia di pensare, di credere, di far sapere che l’Italia è anche altro, che ci sono italiani diversi da quelli che ci raccontano attraverso programmi televisivi beceri, messaggi sbagliati, esempi decadenti e corrotti. Magari vorreste cambiare senza affidarvi al santone salvacoscienze di turno, alle certezze urlate, ai manichei del “sei con noi o sei contro?”. Magari immaginate un percorso pulito: correre dritti lungo la vostra strada anche se ad ogni bivio c’è qualcuno che vi indica una scorciatoia.
Ecco, se avete voglia di non sentirvi semplicemente dei sognatori, guardate in faccia Mario Lodi. Specchiatevi nei suoi occhi, nelle sue parole ancora così lucide. Ha novant’anni oggi, il Maestro. Ha costruito su macerie nel dopoguerra, ha immaginato un modo nuovo, diverso, democratico, coinvolgente di educare le nuove generazioni. Immaginate i bambini cresciuti da uno come lui, o dai suoi amici del Movimento di Cooperazione Educativa, legati dalla stessa passione e dagli stessi ideali, gente così avanti nel tempo in anni di ricostruzione, i più delicati.
Anche adesso, forse, c’è una ricostruzione in atto. O almeno una ricostruzione possibile. Seguiamo l’insegnamento del Maestro, se vogliamo provarci. Pensieri forti e mai gettati in piazza con sgarbo, parole lievi eppure fortissime. Camminare sottotraccia non significa camminare più deboli. Significa rispettare. I bambini, il prossimo, sé stessi.
Mario Lodi ci ha insegnato tutto questo. Non dovremmo mai smettere di ringraziarlo. Buon compleanno, Maestro.

Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali erano i loro sogni per il futuro. Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario!". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell'emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l'educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra. Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi.
(Mario Lodi)

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