Un anno senza Bulgaro


di Marco Tarozzi


Aveva diciassette anni, e un talento da Serie A. E Civ, al secolo Gianfranco Civolani, che ha visto passare tutto il calcio rossoblù del dopoguerra, lo notò subito quel ragazzo “così bravino e così fighino”. Uno che di strada avrebbe anche potuto farne, se solo avesse fatto in fretta a capire il mondo. Giacomo Bulgarelli fece in frettissima. Lo svezzamento durò un amen, e il resto fu storia. Nessuno come il Civ avrebbe potuto raccontarla meglio in questi giorni, un anno esatto dopo l'addio al mondo di questa immensa bandiera del Bologna di ieri, di oggi, di sempre. Sì, è un anno esatto che Bulgaro ci ha lasciati, in punta di piedi, nel dolore e nella fierezza, alla sua maniera. Dire che ci manca è poco. Ci manca quello che è stato prima e dopo i campi di calcio, ci manca il simbolo dell'epopea rossoblù dell'ultimo scudetto e la voce garbata e ironica che commentava il calcio in tv con una conoscenza senza eguali. Ci manca l'uomo, perché il campione è consegnato alla leggenda.

Ai libri, anche. Come questo “Onorevole Giacomino”, che esce per i tipi di Minerva Edizioni, ormai di fatto la casa editrice rossoblù. Civolani lo ha colorato di aneddoti preziosi, quelli di un'epoca in cui «coi giocatori si riusciva ad essere davvero amici, a discutere di calcio e di vita, senza filtri. Non so dire se un'epoca migliore o peggiore, comunque un'epoca diversa». E con una lunga “intervista impossibile”, di quelle a cui il Civ ci aveva piacevolmente abituati alcuni anni fa, sulle colonne del Guerino. «L'ho fatta due settimane fa, e detto così suona strano. Il fatto è che io non so dire se Giacomino sia “lassù”, come si dice, se sia a destra, a sinistra, davanti o dietro. Io so che noi stiamo parlando e lui è sempre qui».

Un libro per ricordare, per emozionarsi, per commuoversi. Che racconta di un campione di calcio che ha saputo farsi campione discreto nella vita. Di un uomo che credeva nelle bandiere, nella passione vera per la sua città e la squadra che la rappresentava, al punto da negarsi agli squadroni del Nord. Che spiegava il “gran rifiuto” al Milan di Rocco e dell'amico Rivera con parole semplici e dolci. «Mia moglie Carla mi disse: e che ci andiamo a fare a Milano, noi stiamo bene qui. Aveva ragione». Altri tempi, altre storie, altra umanità.

Un libro per Giacomo è anche una mano tesa per il prossimo. Lo ha ricordato alla presentazione di ieri, davanti ai figli del campione Annalisa e Andrea, e ai compagni dello scudetto Pavinato e Perani, la presidente del Bologna Francesca Menarini. «Il ricordo è portato avanti anche dall'Associazione che porta il suo nome: insieme contribuiremo, anche con quest'opera, a raccogliere fondi per il progetto Gol, per la realizzazione di una sala chirurgica all'ospedale pediatrico Gozzadini». Un anno dopo, l'Onorevole Giacomino vive. Nei nostri cuori, nelle nostre azioni. Ha ragione il Civ: non è mai andato via.


(L'Informazione, 11 febbraio 2010)

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