Chicco Ravaglia per sempre


Ogni tanto, nel mio mestiere, può capitare di fare qualcosa di bello. O quanto meno, qualcosa che dà davvero soddisfazione. E non parlo di cosiddetti "buchi", di notizie azzeccate o mancate, di quotidiano inventare e costruire. Parlo di cose che ti fanno sentire meglio. Come se quello che fai avesse un senso, come se una pagina di giornale valesse più di quello che effettivamente vale.
Ogni tanto, la cronaca quotidiana segna il passo. Come adesso, durante le ferie. Meno campionati, meno partite la domenica, idee da farsi venire per riempire comunque le pagine.
Forse questa volta me ne è venuta una meno banale di altre. Oggi ho dedicato una pagina al ricordo di un amico, di un talento, di un ragazzo che sembrava baciato dalla buona sorte e invece una notte di nove anni fa si è trovato di fronte il destino, venuto a riprendersi tutto in un attimo.

Ho pensato a Chicco Ravaglia, al vuoto che ha lasciato dentro e fuori i parquet, al suo sorriso che nessuno di quelli che l’hanno incrociato può dimenticare. Partendo da un fatto di cronaca (dal 2 al 4 gennaio a Imola è in cartellone la seconda edizione del torneo di basket Under 14 dedicato a lui), ho cercato di riscaldare in qualche modo la fiamma della memoria. Chiedendo aiuto a Filippo Nanni, che oggi di mestiere fa il procuratore di giocatori con la passione e l’onestà con cui allora scriveva e raccontava il basket. Filippo era amico fraterno di Chicco. Con lui ha condiviso momenti indimenticabili.

Enrico Ravaglia era mio secondo cugino. Meglio: sua nonna era cugina di Giuliano, mio padre, che se ne è andato sei mesi fa. Avevamo età diverse, non siamo cresciuti insieme, ma ricordo quelle incredibili serate di "raduno" della famiglia con tre generazioni di Tarozzi a confronto, e il senso di unità che ci arricchiva. Ricordo l’incontro tra Chicco e Andrea, che allora giocava nel Bologna, e il legame che ne è nato. Andrea ha dedicato a Chicco il suo primo gol, quando già indossava la maglia della Fiorentina, e ha chiamato Enrico il suo primogenito.

Non è che fosse necessaria questa pagina, perché Chicco vivesse ancora nel cuore e nell’anima di chi gli ha voluto bene. Però sono contento di averla pensata e realizzata. Perché uno come lui è stato unico, e ancora lo è nel nostro ricordo. Vorrei che fosse ancora qui.

Commenti

Anonimo ha detto…
Caro Marco, alcuni flash legati alla vita di Chicco.
Ricordo il motorino (credo fosse un Gilera, regalo della famiglia Castiglioni, a Varese) con il quale si presentò la prima volta, all'Arcoveggio.
"Piacere, Chicco", le parole d'approccio e un sorriso che non poteva che conquistarti.
I progetti su una maglietta, che avremmo voluto vendere per beneficenza, con le sue rotule martoriate incrociate, come la bandiera dei Pirati.
La notizia che mi diede Roberto Brunamonti in una triste mattina. Ero in Vespa, risposi col viva voce, rischia di sbandare e cadere.
All'epoca collaboravo per una radio (credo Rtl102.5). Mi chiesero di scrivere la notizia. Lo feci, ma non ce la facevo a leggerla senza piangere. Gliela girai e spiegai loro il motivo: trovarono uno speaker per leggerla.
Hugo Sconochini 'ubriaco' di malinconia e di tristezza, dopo il funerale di Chicco. Attaccato a un palo, sulla via Emilia, con gli occhi rossi. E, appunto, ubriaco di tristezza perché Chicco dava allegria al solo vederlo.
La faccia tesa del professor Grandi, che pure riusciva a stemperare qualsiasi tensione e qualsiasi emozione. Ma quella volta fu davvero troppo forte.
Una sua partita straordinaria in Coppa Italia contro Iuzzolino: trascinò la Virtus in finale.
L'entusiasmo contagioso.
Per farla breve: oggi avrebbe 32 anni. E riempirebbe sempre le nostre tristi domeniche di basket. Quanto ci manca uno come Chicco
Anonimo ha detto…
Lavativo, E' un anno che non scrivi più niente. Non replichi nemmeno più al tuo unico lettore nonché interlocutore.
Che tristezza...
Quasi quasi mi iscrivo ad Amici di Maria De Filippi

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