Ciao Joe... ciao Joe...
Magari è facile dirlo adesso, ma questo Joe Tacopina era proprio uno stereotipo di americano. Parlava largo, smanazzava pacche sulle spalle, faceva l'amicone. Poche ore dopo la sua proposta di acquisto del Bologna (sua e dei suoi partners più o meno usciti allo scoperto), parecchi già nutrivano dubbi. Cazzola forse no, ma è un fatto che aspettando il ritorno di questo signore dagli States anche lui si è affrettato a ricucire lo strappo con Menarini. Tanto per avere una rete pronta ad accogliere qualche acrobazia mal riuscita. Adesso che l'America è uno strano sogno svanito, mi viene in mente il testo di una vecchia canzone del mitico Fred Buscaglione (prima o poi ne parliamo), "Ciao Joe". Il lato B di "Che Notte".
Si era presentato in maniera molto informale, Joe Tacopina. Fin troppo, a pensarci adesso. Faccia da vecchio amico ritrovato, slang cantilenato da yankee in vacanza, pacche sulle spalle distribuite con democratica bonomia. E la promessa di stabilirsi in città, con tutta la famiglia, perché "I love Bologna". That’s amore, ci mancherebbe.
Stereotipi. L’avvocato Tacopina era la punta visibile di un iceberg che si è sciolto più in fretta del Perito Moreno. La Tag Partners doveva portare una dote di diciotto milioni per prendere le chiavi del Bologna dalle mani di Alfredo Cazzola. Ne ha lasciati due sul tavolo, per il disturbo. Bastano per pagarci mezzo Bernacci, ma evidentemente non per smaltire l’arrabbiatura. Seguiranno, ha infatti annunciato Cazzola, strascichi legali.
Resta da capire per quale motivo un gruppo di imprenditori, tra i quali un avvocato che già aveva recitato la parte dell’intermediario nell’assalto americano alla Roma (giocato su cifre ben diverse) decida di gettare al vento una "caparra" così impegnativa dopo aver pubblicamente cantato tutto il suo amore per il Bologna e per questa avventura nel calcio italiano. Cosa non ha funzionato? Chi si è tirato indietro, e perché? Quale business avevano intravisto gli americani dentro e intorno all’affare-Bologna, e perché a un certo punto la vista gli si è annebbiata?
Da questa parte dell’oceano non l’hanno presa bene, e ci mancherebbe. I sospetti, a dire il vero, passeggiavano sotto i portici da parecchio. Almeno da quando un uomo tranquillo come Renzo Menarini aveva reso pubbliche le sue preoccupazioni, di fatto uscendo dalla società che insieme a Cazzola aveva riportato nel Paradiso del pallone. Ma si sa, questa è una città di sussurri e grida, sportivamente parlando, e non sapendo esattamente quali fossero i termini della questione, da fuori si è preferito aspettare il fatidico giorno della verità, per capire se questi "mericani" fossero gente davvero convinta o vecchie conoscenze di Nando Moriconi. Alfredo Cazzola li ha seguiti finché ha potuto: si doveva chiudere il primo luglio, lui ha atteso fino a metà mese e ora, davanti a un’altra richiesta di tempo, ha detto basta. Meglio così: anche lui si è fidato, probabilmente oltre il dovuto, ma negli ultimi tempi aveva allestito la rete per attutire l’eventuale tonfo, riallacciando il discorso interrotto con Menarini. E ieri, in una giornata che per lui non deve essere stata felicissima, ha scelto comunque di metterci la faccia.
Tant’è: si volta pagina e si riparte da dove si era rimasti. Più o meno, il giorno della promozione, con Cazzola e Menarini in mezzo al Dall’Ara ad abbracciarsi per la Serie A ritrovata. Tra di loro qualcosa è cambiato, non è esattamente come se nulla fosse accaduto. Ma si mostrano decisi a riprendersi il Bologna e ad affrontare l’avventura. La campagna acquisti non è rimasta inchiodata nell’attesa dell’amico americano, per fortuna. Cazzola, proprio ieri, ha annunciato altri tre rinforzi. Più di diecimila abbonati hanno già testimoniato la loro fede. La loro America sperano di trovarla al Dall’Ara. Senza volare troppo lontano.
Quando dice, nel finale: "Ehi, Joe, te lo dico adesso/perché accà nisciuno è fesso..."
Saluto Joe Tacopina e la sua confraternita con le parole che mi sono uscite ieri, sul giornale per cui lavoro:
Saluto Joe Tacopina e la sua confraternita con le parole che mi sono uscite ieri, sul giornale per cui lavoro:
Si era presentato in maniera molto informale, Joe Tacopina. Fin troppo, a pensarci adesso. Faccia da vecchio amico ritrovato, slang cantilenato da yankee in vacanza, pacche sulle spalle distribuite con democratica bonomia. E la promessa di stabilirsi in città, con tutta la famiglia, perché "I love Bologna". That’s amore, ci mancherebbe.
Stereotipi. L’avvocato Tacopina era la punta visibile di un iceberg che si è sciolto più in fretta del Perito Moreno. La Tag Partners doveva portare una dote di diciotto milioni per prendere le chiavi del Bologna dalle mani di Alfredo Cazzola. Ne ha lasciati due sul tavolo, per il disturbo. Bastano per pagarci mezzo Bernacci, ma evidentemente non per smaltire l’arrabbiatura. Seguiranno, ha infatti annunciato Cazzola, strascichi legali.
Resta da capire per quale motivo un gruppo di imprenditori, tra i quali un avvocato che già aveva recitato la parte dell’intermediario nell’assalto americano alla Roma (giocato su cifre ben diverse) decida di gettare al vento una "caparra" così impegnativa dopo aver pubblicamente cantato tutto il suo amore per il Bologna e per questa avventura nel calcio italiano. Cosa non ha funzionato? Chi si è tirato indietro, e perché? Quale business avevano intravisto gli americani dentro e intorno all’affare-Bologna, e perché a un certo punto la vista gli si è annebbiata?
Da questa parte dell’oceano non l’hanno presa bene, e ci mancherebbe. I sospetti, a dire il vero, passeggiavano sotto i portici da parecchio. Almeno da quando un uomo tranquillo come Renzo Menarini aveva reso pubbliche le sue preoccupazioni, di fatto uscendo dalla società che insieme a Cazzola aveva riportato nel Paradiso del pallone. Ma si sa, questa è una città di sussurri e grida, sportivamente parlando, e non sapendo esattamente quali fossero i termini della questione, da fuori si è preferito aspettare il fatidico giorno della verità, per capire se questi "mericani" fossero gente davvero convinta o vecchie conoscenze di Nando Moriconi. Alfredo Cazzola li ha seguiti finché ha potuto: si doveva chiudere il primo luglio, lui ha atteso fino a metà mese e ora, davanti a un’altra richiesta di tempo, ha detto basta. Meglio così: anche lui si è fidato, probabilmente oltre il dovuto, ma negli ultimi tempi aveva allestito la rete per attutire l’eventuale tonfo, riallacciando il discorso interrotto con Menarini. E ieri, in una giornata che per lui non deve essere stata felicissima, ha scelto comunque di metterci la faccia.
Tant’è: si volta pagina e si riparte da dove si era rimasti. Più o meno, il giorno della promozione, con Cazzola e Menarini in mezzo al Dall’Ara ad abbracciarsi per la Serie A ritrovata. Tra di loro qualcosa è cambiato, non è esattamente come se nulla fosse accaduto. Ma si mostrano decisi a riprendersi il Bologna e ad affrontare l’avventura. La campagna acquisti non è rimasta inchiodata nell’attesa dell’amico americano, per fortuna. Cazzola, proprio ieri, ha annunciato altri tre rinforzi. Più di diecimila abbonati hanno già testimoniato la loro fede. La loro America sperano di trovarla al Dall’Ara. Senza volare troppo lontano.
Commenti
Ma voi lo capite uno che sta a New York, guadagna 750 dollari l'ora (l'euro vale di più, d'accordo, ma 500 euro l'ora, se non abbiamo sbagliato il calcolo non sono poi così male) e giura di aver sempre sognato di abitare a Bologna?
Ovvero caldo torrido d'estate, freddo umido d'inverno, zanzare, Cofferati (perdonateci la battuta), assessori al traffico (come sopra), inquinamento, polemiche e chissà cos'altro abbiamo dimenticato.
Il vero americano era ieri sera al Mulino Bruciato. Poco dopo l'una (di notte, of course) s'è presentato Dan Gay III, uno dei più grandi americani che la storia della Città dei Canestri ricordi. Un americano vero, Dan, mica un puffarolo.
Volendo fare della facile ironia sui cognomi si potrebbe dire che Alfredo non capisce un... (qual è il cognome del presidente del Bologna?)