Bandiere

 


(un’idea di duegiugno)

Volevo un attacco bello forte,
tipo “Italia mia, benché il parlar
sia indarno…”, hai presente?
Ma mi esce solo smarrimento
e il fango di certe strade vicine,
e quello di parole volgari
che scivolano in tv, per non dire
delle facce, di quelle bocche
che schiumano odio, quegli sguardi
che si credono furbi,
e forse lo sono, più di me.

Volevo qualcosa di diverso
per stare di fronte a mio figlio,
stupirlo con effetti speciali
alla fiera del “tuttoquestosaràtuo”.
Ma ho capito,
non c’era niente di autentico,
avevo solo bisogno di dare
una spolverata alla coscienza,
o un senso a tutto il viaggio.

Solo, mi chiedo
quand’è che abbiamo smesso
di credere, quando abbiamo deciso
che gli ideali sono tempo perso,
meglio un mojito e la musica giusta
nella terra dei taglieri, in fondo
che dovevamo fare, cambiare il mondo?
Insomma, ammettiamolo,
sarebbe stato un lavoraccio.
Si fa prima a piantare qualche bandiera,
ad alzare qualche muro a secco
a piantare un cartello che minaccia
“non oltrepassare, proprietà privata”.
Si fa prima, molto prima
a cambiare noi.

(mt)


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