Tardo inverno
E’ qualcosa che non sai spiegare.
Che resta, anche quando è arrivato il freddo,
quando si è fatto buio. E resta proprio dentro,
nel profondo, si insinua e diventa
un interminabile istante di te.
E’ quello che hai creduto, tutto quello
che hai consumato e speso, sono i giorni,
le ore, i semplici minuti
che hai scelto di dedicare, magari
senza capire che quello che ti tornava,
quello che leggevi in uno sguardo,
in una collana di parole, usciva comunque
dal tuo modo di sentire le cose. Usciva
semplicemente da te.
Allora maledici tutta questa memoria,
che ti lascia solo davanti a piccoli momenti
che chiunque altro avrebbe già perduti:
un campo di girasoli nella sera, una campagna,
una collina e un drone ficcanaso, un pianto
a due passi dal forno, con la pioggia
a lavare la strada, tutto quello
che ora lascia un buco nell’anima.
Allora pensi per un attimo
che è bravo chi sa dimenticare, ma poi
lo sai che non è così, che cancellare
è solo lavarsi l’anima, che quello che sei
e quello che sei stato, tutto il dolore
che ti sveglia nel cuore della notte,
tutto quel peso buttato addosso
senza un gesto di tenerezza,
sono la forza che ti rende diverso.
E non è male, giuro,
non è male certe volte
sentirsi davvero diversi
da chi si accontenta di nuotare
nell’acqua stagnante
di una vita che è miseria
e tormento.
(mt)
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